Questa Sera Parliamo di...: Libertà si, ma quale?
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Verso il terzo millennio
P. Edward Kaczynski, O.P.

Libertà si, ma quale?
conferenza tenuta nella Cripta di San Domenico il 29.01.96

LA LIBERTÀ SI, MA QUALE?
La libertà dei Figli di Dio

1 INTRODUZIONE

L'aspirazione dell'uomo contemporaneo, soprattutto dei giovani alla libertà è un'aspirazione eterna, e si accentua di più nei periodi di minacce, come nel XX secolo. Nella storia dei popoli, le rivoluzioni ne testimoniano la reale consistenza.

Perché oggi dopo tanti secoli di discussioni sulla libertà siamo ancora in presenza di posizioni estreme tra la sua deificazione (autonomia assoluta) e la sua totale liquidazione? Il primato della libertà come autonomia assoluta dell'uomo conduce in realtà a diverse forme di soggettivismo, di relativismo e all'arbitrio individuale. La negazione delIa libertà invece conduce alla negazione della vita morale. L'uomo senza libertà non può essere soggetto della responsabilità ed imputabilità morale. In che modo si possono superare queste due tendenze estreme? Penso che sia possibile soltanto dimostrando l'unità della libertà con la verità nella coscienza umana.

Non ogni persona e non ogni comunità godono della stessa libertà. La libertà di un bambino non è la stessa di quella di un adulto. Non tutti abbiamo la stessa libertà nella nostra vita interiore, comunitaria, sociale, nazionale, internazionale. Anche la nostra libertà personale cambia durante la nostra vita; gradualmente matura e progredisce oppure no. Quando hai scelto di aiutare un povero, i tuoi genitori sono fieri di te e lodano la tua libertà. Se ti sei fatto frate o suora succede lo stesso. Quando invece hai offeso l'insegnante nessuno loda la tua libertà. Se tu dicessi: "Ho diritto di offendere o sono libero di offendere quando voglio", la tua affermazione sorprenderebbe molto i tuoi genitori. Se dicessi: "L'ho fatto, perché ho potuto farlo", resta sempre la domanda sul senso e sulla ragione dei tuoi atti. Perché la scelta della vocazione ha valore positivo ed è lodata, quella invece dell'offesa è considerata negativamente? Sia in un caso che nell'altro ci vuole un impegno personale della tua libertà, della tua scelta libera. Perché in un caso lodiamo la libertà e nell'altro la condanniamo?

 

2 LA LIBERTÀ NEL MONDO D'OGGI HA MOLTI "NOMI"

Libertà come amore ha molti nomi, ha molti volti nella vita umana personale e comunitaria. Libertà si, ma quale? si domanda oggi ogni uomo in genere e soprattutto ogni cristiano. La libertà umana non ha un solo nome come non ha un solo volto. Molti ingiustamente concepiscono la libertà come capacità di fare sia il bene che il male accentuando proprio quella capacità che permette di fare il male. Questo fatto dimostra piuttosto un aspetto triste e tragico della libertà umana.

In modo globale qui abbiamo le tre diverse concezioni della libertà nella vita umana: la libertà assoluta, la libertà negata e la libertà autenticamente umana e cristiana sulla quale ci fermeremo di più.

2.1 La Libertà assoluta

La libertà assoluta consiste nell'autodecisione grazie alla quale l'uomo nella sua vita e nel suo agire non dipende da nessuno e da nulla secondo il famoso detto di J-P. Sãrtre "se sono libero Dio non esiste".

"Se Dio non esiste tutto è permesso" - già nel secolo scorso affermò Fiodor Dostojevski. Se tutto è permesso, allora hanno scritto bene gli studenti nel 1968 sulle mura di Parigi: "É proibito proibire".

Tale concezione mette in risalto l'autonomia assoluta dell'uomo e sfocia nell'irrazionalismo emozionale, "bonum quia delectabile", o nel volontarismo in conformità al principio "bonum quia iussum": è buono perché piacevole, è buono perché decido io. Nella cosiddetta libertà assoluta "emergono" tutti gli istinti, appetiti, tendenze più basse dell'uomo che mira solo a soddisfare i suoi bisogni egoistici senza porsi nessun limite: i ragazzi che derubano i genitori o uccidono il direttore della scuola come è successo qualche giorno fa a Londra. Proprio questa libertà assoluta e illimitata l'Enciclica Evangelium Vitae chiama una concezione iniqua della libertà0. Non è libertà ma arbitrarietà, un parere soggettivo, un diritto all'errore e al peccato. Mentre si disprezza e si nega il diritto di Dio, si calpestano e si negano i diritti dell'uomo. La libertà assoluta de facto molto presto si trasforma nel libertinaggio personale e nell'anarchia sociale fino alla negazione della libertà stessa.

2.2 La Libertà negata

Per illustrare la negazione della libertà, mi permetto di citare una lettera dei giovani francesi indirizzata al famoso scrittore cattolico convertito dall'ebraismo André Frossard. I giovani non solo negano l'esistenza della libertà assoluta ma affermano il determinismo completo.

"Dipendiamo in tutto dall'eredità, dall'ambiente, dall'educazione ricevuta; l'origine delle passioni e delle pulsioni che ci muovono è oscura: l'inconscio, il subconscio, addirittura per certi psicologi il nostro surconscio; non resta alla nostra lucidità che uno spazio di deliberazione molto limitato; la storia, la società, le convenzioni, coloro che ci governano o ci danno da lavorare esercitano su di noi una pressione determinante; raramente abbiamo possibilità di fare quello che vogliamo; i nostri limiti fisici e intellettuali riducono a ben poco il nostro potere di valutazione e di espressione, condizionato altresì dalle leggi, sempre più numerose e costrittive; riceviamo la nostra religione dalle persone accanto alle quali viviamo, a cui a loro volta è stata trasmessa per successione, e le nostre idee, che spesso non sono che il riflesso del pensiero prevalente del tempo in cui viviamo, sono per giunta notevolmente influenzate dai media; se si potessero analizzare le cause profonde delle nostre decisioni, ci si accorgerebbe che tutte, senza eccezioni, sono il risultato di istinti, appetiti, timori o moti interiori di cui non siamo padroni; dov'è dunque la nostra libertà?"1.

La libertà come autonomia assoluta è idea propria degli esistenzialisti (per i quali l'uomo è ridotto allo spirito puro), la libertà negata invece è idea propria dei materialisti e deterministi (per i quali l'uomo è nient'altro che un complesso di cellule di materia ben organizzate). Come la libertà assoluta partiva dal presupposto che l'uomo possa fare tutto ciò che vuole e arrivava alla negazione della libertà stessa, così pure la libertà negata arriva allo stesso risultato.

2.3 La libertà e le libertà

2.3.1 La libertà morale

"Tuttavia, sono proprio queste costrizioni che dimostrano che la nostra libertà esiste, dal momento che ce ne lamentiamo"2.

S.Tommaso richiamandosi all'esperienza quotidiana dice molto di più: "Se l'uomo non fosse libero, non avrebbe senso né il merito né il demerito negli atti umani, come ci insegna la fede. Perciò negare la libertà umana è opinione contraria alla fede. Inoltre negare questa libertà è una opinione che sovverte tutta la morale. Se l'uomo facesse tutto per necessità e non per libera scelta, nella vita morale non avrebbero senso: la riflessione morale e l'esortazione, il precetto e la punizione, la lode e il rimprovero. Siccome tutto questo esiste nell'esperienza della vita morale, l'uomo possiede la libertà morale"3.

Dobbiamo però distinguere la libertà morale personale dalle libertà che possediamo nel campo socio-economico-politico come cittadini o come membri della Chiesa.

2.3.2 Le libertà

La libertà morale proviene dal fatto che l'uomo ha l'intelligenza e la volontà per giudicare e scegliere, come persona, il proprio modo di essere e la propria attività. Come cittadino, l'uomo gode delle libertà nel campo socio-economico-politico. Queste sono difese dalla Dichiarazione Universale dei diritti umani, determinati poi dalle Costituzioni e legislazioni di ogni paese. S.Tommaso fonda la libertà personale morale, come vedremo in seguito, sulla verità e sull'amore di Dio e del prossimo. Le libertà invece socio-politiche-nazionali le fonda sul bene comune della società, delle nazioni, della Chiesa. Stranamente dopo la pubblicazione della Dichiarazione dei diritti umani né l'ONU né i filosofi del Diritto internazionale si sono accorti che mancano i diritti dei popoli e delle nazioni di cui parlò Giovanni Paolo II a New York per il 50° anniversario di quella prestigiosa organizzazione delle Nazioni.

Anche i fedeli viventi nella Chiesa, godono delle libertà nei rapporti interpersonali e comunitari: "libertà dei figli di Dio", su questo tema torneremo brevemente alla fine della conferenza.

2.4 La libertà morale e le libertà hanno due aspetti fondamentali e cioè libertà "da" e libertà "per"

2.4.1 La libertà "da"

Quando si comincia a discutere sulla libertà, la maggioranza dei nostri interlocutori l'intende come mancanza di costrizione, di pressioni o di violenze. Sono libero se non subisco tali pressioni né dall'interno né dall'esterno. Uno che subisce in maniera determinante la pressione delle forze interiori, istintuali, affettive, aggressive, dell'inconscio e del subconscio, che lo determinano nei suoi giudizi e nelle sue decisioni di ogni giorno, non può considerarsi libero perché non può agire altrimenti. Esempio: tossicodipendenti o alcoolizzati.

Conosciamo dall'esperienza i limiti della nostra libertà in questo campo interiore e lo sforzo spirituale che dobbiamo intraprendere ogni giorno per superarli.

Come uomini possiediamo un corpo: non ci libereremo perciò mai da fame o da sete.

Se invece consideriamo la nostra intelligenza e la nostra volontà come forze spirituali possiamo non dominare totalmente la nostra affettività e la nostra aggressività, ma qui abbiamo un campo d'azione molto più grande. Nessun uomo può dire "io sono fatto così e devo fare così", "il Signore mi ha fatto così cosa posso fare io?". Sarebbe un determinismo deresponsabilizzante. Noi, sì, siamo condizionati dalle nostre forze interiori, ma non determinati ad unum come il mondo non umano.

La nostra libertà "da" si riferisce anche alle costrizioni e alle pressioni delle forze esteriori dell'ambiente familiare, regionale, nazionale, dei mass-media e di quello economico-politico-culturale. Se uno fa soltanto quello che gli ordinano gli altri, non è un uomo libero. Non vive lui ma gli altri vivono nella sua vita. È tanto determinato, costretto da questi fattori che a ragione può essere considerato "prodotto" della società o della storia. I fattori socio-storici condizionano i suoi giudizi e le sue scelte morali ma non lo determinano fino al punto da perdere la propria libertà. La critica e l'opposizione a questa società e a questa storia sono la testimonianza migliore della trascendenza della persona umana e della sua libertà, come ha affermato la Costituzione Pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo4.

2.4.2 La libertà "per"

La nostra libertà però non si esaurisce solo nel non subire delle costrizioni e delle pressioni interne ed esterne in maniera determinante, ma in un certo senso si caratterizza di più per il fatto che è una libertà "per". Non è un'altra libertà ma una seconda faccia della stessa libertà umana che tende a darsi i contenuti umani e cristiani. Non possiamo essere liberi dalle costrizioni e pressioni sia interiori che esteriori se la nostra libertà personale non le supera, non le trascende con i valori superiori e spirituali. Se Dio ha creato l'uomo libero a sua immagine e somiglianza, senz'altro non l'ha creato né per il male, né per il peccato ma per la verità, per l'amore, per l'amicizia, per la perfezione, per la bellezza, per la giustizia e per la pace.

3 LA LIBERTÀ VERAMENTE UMANA E LA LIBERAZIONE

Noi dobbiamo ritrovare una libertà vera ed autentica dell'uomo reale, quello che cammina nelle nostre strade. Tenteremo perciò di decifrare il volto umano e cristiano della libertà: né angelicabestiale. Si nota subito che il discorso sulla libertà presuppone automaticamente quello sull'uomo. Chi è l'uomo? Quali sono i suoi rapporti con gli altri, con il mondo e con Dio? Il discorso sulla nostra libertà pone subito la questione sulla nostra identità. Chi siamo? Da dove siamo venuti e dove andiamo nella nostra vita? Le risposte a questa domanda sono presupposte nella nostra conferenza.

3.1 La libertà dell'uomo concreto e realmente esistente

Passiamo ora a delineare l'autentico volto della libertà umana. Gli autori moderni considerano la libertà come capacità sia di scegliere il bene che il male. Si arriva ad affermare il concetto della libertà come valore assoluto da cui derivano tutti gli altri valori5. Questo sarebbe il suo vanto maggiore.

La Bibbia presenta come tragedia tale libertà. Ricordiamo bene la vicenda dei nostri progenitori nel paradiso?

S.Tommaso, la cui festa celebriamo, considera la libertà in concreto. Secondo lui la libertà umana consiste nel potere che l'uomo possiede: la libertà d'azione (libertas exercitii) di agire o no; e la libertà di scelta (libertas specificationis) di agire in una maniera o in un'altra. La prima si manifesta in libertà di giudicare, di valutare, di decidere e di agire esternamente; la seconda invece, libertà di scelta, si presenta come scelta fondamentale di Dio e del bene (anche se non è contemplata alternativa contraria) sia come scelta preferenziale quando abbiamo a che fare con alternativa tra diversi beni. Una volta radicati nella scelta fondamentale possiamo parlare anche della libertà di perseveranza sia nella scelta fondamentale sia nelle scelte preferenziali di ogni giorno6.

Qui si manifesta la libertà come fatto fondamentale dell'uomo che può agire, conoscere, amare e scegliere.

In questo senso la libertà è uno spazio essenziale in cui si svolge tutta la conoscenza della verità e la scelta del bene unico, cioè senza alternativa7.

La libertà morale è il potere dell'uomo, dotato dell'intelligenza e della volontà, di decidere sulla sua vita8. É libertà dell'uomo come imago Dei. Quando S.Tommaso cerca la risposta alla domanda: "In che cosa consiste il fatto che l'uomo è imago Dei?" Risponde che è tale prima di tutto grazie alla libertà9, alla conoscenza della verità e all'amore del bene10.

La libertà in questo contesto (sempre secondo S. Tommaso) non è solo una qualità della volontà, ma di tutto l'uomo (volontà e ragione) che lo rende capace di conoscere ed amare11. La libertà appartiene all'uomo per il fatto che lui è persona: è causa 12, è principio del suo agire interiore13, è signore di sè stesso, della sua vita, del suo agire; lui stesso è fine del proprio agire14.

Grazie alla sua libertà l'uomo dunque è soggetto agente, causa efficiente e finale del suo agire. Come dirà poi il Concilio Vat.II "l'uomo è l'unica creatura nel mondo che Dio ha voluto per se stessa"15. Questo spiega perché S.Tommaso dopo aver considerato Dio come Exemplar nella Prima Parte della Somma Teologica passa alle considerazioni sull'uomo come imago Dei e sul suo tendere a Dio nella Seconda Parte16. Il tendere umano a Dio non è pensabile senza la libertà. È una condizione necessaria della vita religioso-morale. "Signore ci hai creati senza di noi ma non vuoi salvarci senza di noi" (S.Agostino).

In concreto dove e come vive l'uomo la sua libertà?

L'uomo sperimenta la sua libertà di giudicare e di scegliere nella propria coscienza.

Dire in una maniera più larga!

3.1.1 La libertà realizzata nella coscienza

L'uomo non ha un altro organo interiore che possa dirigere la sua vita morale nella libertà se non la propria coscienza. La coscienza come interiorità dell'uomo, il suo "io", che lo rende soggetto capace di disporre di sè stesso e su sè stesso: soggetto che è legge per sè stesso17 e provvidenza per sè e per gli altri18. Egli partecipa della Provvidenza di Dio e attivamente governa sè stesso mediante i propri ed altrui atti19. Di fronte a tutte le realtà umano-divine che l'uomo può conoscere e di fronte alle quali può assumere un determinato atteggiamento con le sue scelte, sta sempre e nient'altro che la nostra coscienza.

Dalla nostra coscienza provengono i nostri pensieri, parole, giudizi, valutazioni, comandi e proibizioni concernenti le buone e le cattive azioni. Sulla coscienza mette l'accento non solo la cultura contemporanea ma anche l'insegnamento di Gesù20.

L'uomo deve sempre seguire il verdetto della propria coscienza, non può opporsi al giudizio di essa, anche se la coscienza non è retta, anche se è erronea. Questa eventuale opposizione il maestro Tommaso la considera peccato21. Nel concreto della vita, la coscienza si presenta come una capacità di tutta la persona a conoscere tutto ciò che le sta di fronte che in quanto atto da compiere, è da giudicare,valutare, ordinare o proibire, e in quanto atto compiuto, da accusare o giustificare 22. Se siamo "signori di noi stessi" - e quindi liberi- possiamo fare tutto? Libertà, si, ma quale? Perché c'è libertà e libertà. Noi tutti ci rendiamo conto dei problemi che assillano i nostri contemporanei (anche cristiani), che richiamandosi alla libertà di coscienza intraprendono atti omosessuali, extramatrimoniali, usano la droga, abusano dell'alcool, favoriscono l'aborto, il divorzio, la fecondazione artificiale, l'eutanasia ecc. Anche se questi atti fossero permessi dalla legislazione statale, da una maggioranza parlamentare, non diventerebbero leciti dal punto di vista morale, cioè buoni nella coscienza dell'uomo23.

Se la nostra libertà fosse assoluta e decidesse su ciò che è bene e su ciò che è male, non ci sarebbe nessun altro problema; essa stessa sarebbe creativa dei valori, dei beni ipso facto. Non ci servirebbero né poliziotti né magistrati e neppure il Sacramento della Riconciliazione. Non si dovrebbe neppure condannare la corruzione dei politici, le attività illecite dei mafiosi o i sequestri di persona.

L'esperienza nostra e degli altri nega l'esistenza di tale libertà assoluta nella vita umana personale e sociale.

3.1.2 Il fondamento della libertà di coscienza è la verità

Cosa salva la libertà umana dall'arbitrarietà, dall'errore, dalle pressioni affettive, dal calcolo utilitaristico: insomma dalla schiavitù del male e del peccato di cui parla S. Paolo24?.

Arriviamo così alla seconda dimensione della nostra libertà di coscienza, cioè la permanente tendenza alla verità, il riferirsi alla verità sui valori, all'amore per la verità e al tentativo di conformare ad essa giudizi, decisioni ed azioni.

L'uomo moderno vive sia la crisi intorno alla libertà che quella intorno alla verità. Uno dei fenomeni più preoccupanti della cultura contemporanea è lo "sradicare la libertà umana del suo essenziale e costitutivo rapporto con la verità" come dice Giovanni Paolo II nella Veritatis Splendor25. D'altra parte l'uomo non può vivere senza o contro la verità. Lo sappiamo dall'esperienza dei nostri contemporanei e dalla nostra propria.

Cosa non farà il poliziotto e ancora di più il padre o fratelli per scoprire chi abbia ucciso il loro figlio o fratello? L'uomo può vivere pienamente come uomo nel suo pensiero, nella sua lingua e nel suo agire solo in conformità con la verità.

L'uomo è creato per la verità, la cerca con ammirazione ma anche con inquietudine.

Che enigmatico rapporto ha l'uomo con la verità e come difficile è la sua storia nella nostra coscienza!.

Dall'infanzia abbiamo il presentimento che il fondamento della nostra vita deve diventare la verità, altrimenti né la libertà né l'amore né la pace possono abitare nella nostra coscienza. Tendiamo a conoscere la verità, amiamo la verità come bene personale, desideriamo che la verità degli altri sia conosciuta da tutti, ma abbiamo paura che tutti conoscano la nostra.

L'uomo talvolta ha paura di conoscere la verità per non essere costretto dalla propria coscienza a cambiare vita.

La spaccatura tra la verità e la libertà che talvolta avviene nella nostra coscienza conduce non solo alla divisione della vita interiore propria, ma anche a quella delle famiglie e delle società intere.

La verità diventa non libera e la libertà non vera.

Nella morale la verità sui valori è indicata dalla legge che non è il pericolo o l'ostacolo alla libertà ma la sua alleata più vicina. "L'uomo non è più convinto che solo nella verità possa trovare la salvezza. La forza salvifica del vero è contestata, affidando alla sola libertà, sradicata da ogni oggettività, il compito di decidere autonomamente ciò che è bene e ciò che è male. Questo relativismo diviene, nel campo teologico, sfiducia nella sapienza di Dio, che guida l'uomo con la legge morale"26. Nella vita concreta la libertà della coscienza ha a che fare con gli ordini di genitori, di insegnanti, di superiori di diverso tipo, ha a che fare con tanti beni, e fini che la attirano, tanti compiti che s'impongono ogni giorno e, infine ha a che fare con i comandamenti del Signore27.

La verità morale diviene reale solo quando l'uomo la conosce, l'ama, vive in conformità con essa e la trasmette agli altri, altrimenti è solo la verità della realtà senza il coinvolgimento personale. Solo quando l'uomo interiorizza la verità in sè stesso, questa diviene la verità della propria coscienza.

Nell'intimità della coscienza si realizza accettazione, assimilazione, incarnazione della verità e della bontà divina nella vita e nell'attività umana. L'unità, nella coscienza, tra la libertà e la verità conduce alla riconciliazione dell'uomo con sè stesso, con gli altri e con il Signore.

3.1.3 Ruolo dell'amore nel processo di unione tra libertà e verità

La libertà è per la verità e per l'amore, dai quali è indissociabile. Si realizza pienamente nell'amore-dono28. Nella legge dell'amore (come in quella dello Spirito) è iscritta la libertà. Le verità sulla sua vita e sul suo agire l'uomo le ama come il primo e fondamentale suo bene, persino più degli amici: "Amicus quidem Socrates, sed magis amica veritas" S.Tommaso cita le parole di Platone29. Solo per mezzo dell'ardente amore l'uomo è capace di conoscere la verità30. Tutto infatti proviene dall'amore come da sua origine e all'amore conduce come a suo fine31. Proprio l'amore è il fondamentale "motore" di tutta la realtà creata, della vita e dell'attività umana32. L'amore che scorre dalla Sorgente divina nell'uomo diviene grazia, amicizia, dono dello Spirito Santo. L'amore rende l'uomo libero nella verità, disponibile all'azione divina e più conforme al Suo divino Esemplare, che è Dio stesso. Sulla terra solo l'uomo è "capax Dei", perché soltanto lui può conoscere ed amare Dio; unisce l'uomo a Dio più l'amore che la conoscenza di Lui, cioè per l'uomo è meglio amare Dio che conoscerlo33.

L'amore di Dio verso l'uomo anticipa sempre l'amore nostro verso Dio e verso gli altri. Per amore Dio ha creato l'uomo e per amore dopo il peccato gli ha mandato il Suo Figlio come Salvatore34. Per amore Cristo è morto per noi sulla Croce. Il sacrificio intrapreso per la nostra salvezza ci dice tutto sulla verità della nostra dignità. Da noi Dio aspetta, ora, l'amore del bene nella verità e nella libertà, come risposta al Suo Amore. La verità e la grazia di Cristo diventa per noi la legge dello Spirito Santo, della grazia, della verità, della libertà, dell'amore35.

L'amore di Dio e del prossimo ci inclina soavemente a vivere la verità nella libertà. Nella dimensione soggettiva l'uomo come persona è legge a sè stesso, governa sè stesso, si costituisce come soggetto agente e decide di sè stesso; nella dimensione oggettiva è preminente la verità sull'uomo, sulla sua natura, sul bene del suo agire36. Quest'ultima dimensione gli permette di riempire di contenuti la libertà e "sostenere l'esame" di fronte alla propria coscienza e al Signore.

3.1.4 Si può imporre con la forza la verità alla libertà di coscienza?

Alla verità l'uomo arriva mediante uno sforzo continuo di ricerca, ogni giorno, attraverso la conoscenza delle verità della fede e della morale. Nessuno può costringermi ad accettare le verità persino della fede né ad amare il bene, se a questo non mi convince e non mi induce la mia coscienza soavemente invitata dalla grazia divina. Oggi, ancor più di prima lungo la sua storia, l'uomo esige di essere convinto della verità sul bene morale37. Che tipo di verità o che tipo di bene è, se qualcuno deve impormeli con la forza? Persino il Signore, il Sommo Bene e l'Amore per essenza, ci ha creati senza di noi ma non vuole salvarci senza di noi (S. Agostino). E noi uomini, molte volte in passato e anche oggi, vogliamo dei nostri fratelli e sorelle fare degli schiavi persino della verità e del bene contro la loro coscienza.

Da dove deriva questa tendenza al rigorismo morale?

Non è forse espressione di mancata fiducia nella forza della verità e dello stesso bene che annunciamo, difendiamo e vogliamo imporre agli altri? Non è testimonianza della nostra debolezza interiore e mancanza di convinzione nella verità e nel bene? Perché la verità, qualsiasi verità, è una realtà divina, indipendentemente da chi la annuncia. Proviene in definitiva dallo Spirito Santo, e da Lui possiede anche la propria forza di convinzione38.

L'uomo invece più è debole e più facilmente ricorre ai mezzi forti, costrizione e violenza, per imporre persino la verità e il bene e non solo la menzogna e il male, come nei sistemi totalitari.

Ricordiamo in questo contesto il martirio dei Maccabei e l'atteggiamento degli Apostoli39. Si deve però osservare che la violazione della coscienza non è possibile, se il soggetto non lo vuole. Per questo spesso, nella storia, l'opposizione alla violazione della coscienza da parte dell'autorità finisce con il martirio di colui che resiste40.

3.1.5 La creatività della libertà di coscienza

In questo campo abbiamo oggi a che fare con due atteggiamenti diametralmente opposti: il primo afferma che la libertà di coscienza "crea" dal nulla il proprio piano di autorealizzazione e le vie del suo compimento; il secondo invece afferma che la coscienza solo "trova /scopre" questo piano o progetto della vita nella sua realtà41.

Il primo atteggiamento, accentuando la libertà assoluta di coscienza, facilmente sfocia nella creatività soggettiva, senza tener presente la verità oggettiva del disegno di Dio concernente la nostra vocazione personale e sociale. Nel secondo, invece, la coscienza subisce un adattamento passivo ed una accettazione dei contenuti (verità) derivanti dalla nostra vocazione.

Contro la creatività soggettiva dobbiamo dire che la coscienza non si trova di fronte al vuoto assiologico, ma ha a che fare con la verità del proprio essere e con quella del suo agire, cioè con i valori da realizzare; è capace di conoscere la verità e amare il bene della nostra vocazione come il fine ultimo di tutta la vita, fissare fini/progetti per ogni giorno corrispondenti a questa vocazione in cui agisce il Signore mediante la sua grazia e la sua legge42. L'uomo infatti ha ricevuto un certo contenuto da Dio nella stessa creazione della sua natura umana come pure ha ricevuto un certo contenuto nella Rivelazione43. La mia coscienza come libertà non crea dal nulla il mio programma di vita e di agire, ma lo decifra (legge) nella realtà sia mia che della comunità, e lo applica ai rapporti personali ed interpersonali44.

La coscienza però non può essere neppure ridotta alla passiva accettazione della verità e del bene trasmessici mediante i superiori o mediante la legge. La coscienza non resta passiva di fronte ai compiti della nostra vocazione ma è una capacità dinamica, attiva e creativa nella ricerca. La creatività ha il suo largo campo nell'attività concernente i compiti positivi della vita; compiti che ci pone il Signore oggi alla fine del secondo millennio e all'inizio del terzo attraverso i segni dei tempi. Basta domandarci che cosa io come cristiano, religioso, sacerdote, laico, professore o studente, ho da intraprendere oggi nella Chiesa di Cagliari per contribuire in maniera essenziale alla nuova evangelizzazione alla quale con tanta insistenza ci richiama Giovanni Paolo II45. A questa domanda non possono dare una risposta adeguata né la legge evangelica né la legge ecclesiastica, senza il lavorio creativo delle nostre coscienze. Qui alla nostra coscienza viene in valido aiuto la saggezza pratica, ossia la prudenza cristiana, la nostra partecipazione alla triplice missione di Cristo, e il magistero ordinario della Chiesa.

3.1.6 La creatività della coscienza nell'osservare i precetti di Dio

Penso che si possa anche parlare della creatività della coscienza nell'osservare i precetti di Dio. Anzi se ne deve parlare con una certa accuratezza. In questo campo circolano tante posizioni approssimative che inducono i fedeli in errore.

Alcuni teologi, non tenendo conto della differenza tra la verità sul bene colta ed espressa nei precetti positivi e la verità sul male colta nei precetti negativi, parlano della legge della gradualità e della gradualità della legge. Includendo tutti e due i tipi di precetti, ipso fatto accettano una creatività della coscienza sia nell'osservare i precetti positivi che quelli negativi46.

S. Tommaso invece distingue con cura l'atteggiamento della coscienza di fronte ai precetti positivi che riguardano gli atti delle virtù e ai precetti negativi che proibiscono i peccati47.

La libertà nell'osservare i precetti positivi dipende dalla situazione della persona, dal tempo, dalle circostanze in cui si trova. I precetti come: credi, abbi fiducia, spera ed ama il Signore e il prossimo tuo, sii fedele alla tua vocazione, sii prudente, giusto, temperato e forte costituiscono il programma di tutta la vita. Qui, la legge della gradualità e della crescita, dai modesti inizi attraverso il periodo di maturazione fino alla santità, ha la sua legittima applicazione. Invece la libertà di coscienza di fronte ai precetti negativi non possiede lo stesso grado di creatività; non può né richiamarsi alla legge della gradualità né alla gradualità della legge. Mai e nessuna cosa possono giustificare la trasgressione di precetti negativi come: "non si deve torturare o uccidere un uomo innocente". Perché non si può uccidere un pò; un pò torturare e contemporaneamente non farlo; si possono graduare certe cose fisicamente ma non moralmente.

Tuttavia la coscienza possiede anche qui una certa creatività nello sfuggire agli atti intrinsecamente cattivi, proibiti dai precetti negativi.

È sforzo grande e creativo della coscienza quello di scegliere sempre il bene, e, in quanto possibile, per diminuire il male nella nostra vita personale e sociale. Si rendono conto di tale creatività tutti coloro che si sono trovati nelle situazioni di conflitto, come quelle dei parlamentari che hanno votato (in mancanza di poter ottenere di più) una legge ingiusta sull'aborto che limita però gli aspetti iniqui della precedente48.

Per capire il ruolo creativo della coscienza nella vita morale cristiana, dobbiamo tornare alla concezione dinamica dell'uomo come signore di sè stesso, capace di dirigere la propria vita e progettare la realizzazione della sua vocazione.

Nella concezione della coscienza che troviamo in S.Tommaso come unità tra la verità e la libertà, la coscienza "scopre" (non crea dal nulla) il disegno di Dio concernente la nostra vita, ma anche, ogni giorno e in diverse maniere, "crea-progetta" passo dopo passo la propria strada verso la santità. Benché tutti siamo chiamati alla santità, tuttavia ognuno di noi ha la propria ed esclusiva strada per realizzarla49. La verità sulla propria vita e sul suo agire, conosciuta e riconosciuta mediante la coscienza, l'uomo "traduce" in atti concreti delle virtù e introduce in modo dinamico e creativo nella vita personale e comunitaria50.

3.2 La libertà e la liberazione

Di solito quando parliamo della libertà pensiamo a una persona che possiede piena capacità di governare la propria vita mediante i saggi giudizi e le giuste decisioni. La libertà matura esige dunque la libertà "da" costrizioni e pressioni che si ottiene mediante il continuo processo di "liberazione".

La libertà dell'uomo (della sua coscienza) che segue la verità nell'amore deve continuamente liberarsi dalla schiavitù delle forze psichiche (interiori) e di quelle cosmiche e sociali (esteriori).

Nella vita spirituale e morale che tiene presente l'esperienza quotidiana bisogna accettare un graduale progresso per arrivare sempre più vicino alla piena verità, nel suo crescere nel bene come graduale liberazione della nostra libertà dal male, dalle pressioni interne (psichiche) ed esterne (sociali). Per questo S. Tommaso parla delle tre tappe nella maturazione della vita morale e cioè la tappa dei principianti, dei progredienti e dei perfetti51.

La libertà come autodecisione esige dall'uomo autodominio e autopossesso: deve autodominarsi e autopossedersi. Nessuno e nessuna può autodonarsi all'altro partner o al Signore senza autopossedersi e autodecidersi. Sperimentano questo stato di cose i fidanzati e i chiamati alla vita sacerdotale e religiosa: da loro si esige una donazione di sé (non solo delle proprie cose) o ad un'altra persona o al Signore. Per tale dono di sé la libertà matura è una condizione necessaria. A tale stato di libertà matura si può arrivare mediante un processo lungo ed impegnativo di maturazione, di educazione o di formazione che chiamiamo anche processo di liberazione dai condizionamenti psichici e socio-ambientali da una parte e le scelte mature sulla base della verità e del vero bene dall'altra52.

4 LA LIBERTÀ DEI FIGLI E DELLE FIGLIE DI DIO(Rm 8,21)

Benché sia già di fatto cristiano con il battesimo, concretamente posso diventarlo solo se entro in comunione personale, attiva, dinamica e creativa con me stesso, con gli altri nella comunità ecclesiale e con Dio Trinità. Posso diventare cristiano, se accetto il Cristo e lo seguo come Salvatore mandato dal Padre come Verità, Via e Vita, se, infine, con l'interiore libertà e l'amore accetto la sua verità e il suo bene53. Se Dio fosse evidente a noi non avremmo né il merito per la fede né la libertà delle nostre valutazioni e delle nostre decisioni. In un certo senso "il ritirarsi di Dio è la condizione della nostra libertà di coscienza..."54. Dio si fa impotente davanti alla libertà umana che ci ha donato.

Tutta l'Enciclica Veritatis Splendor tratta la vita morale dei cristiani come uno splendore della verità divina professata e vissuta fedelmente fino al martirio55. L'uomo è chiamato da Cristo alla verità e alla libertà "Se rimanete nella mia parola, siete veramente i miei discepoli e conoscerete la verità e la verità vi farà liberi" 56.

L'Apostolo Paolo, confermando la chiamata dei cristiani alla libertà, li mette in guardia contro la falsa libertà: "Infatti, voi, fratelli siete stati chiamati alla libertà; soltanto non dovete servirvi della libertà come di un pretesto per la carne, ma per mezzo della carità siate gli uni schiavi degli altri" 57. Successivamente enumera le opere della carne, i peccati che qualcuno considerò come espressione della liberazione dalla legge, che Paolo giustamente chiama una schiavitù del peccato. La vera libertà la vivono quelli che compiono opere dello Spirito. È grande ingenuità cercarla fuori di Cristo. Lo stesso Apostolo afferma "Il Signore è lo Spirito, e dove c'è lo Spirito del Signore c'è libertà"58. Gesù alle folle ha detto "Io sono la verità, la via e la vita"59. Tutte le verità dell'universo sono concentrate nel Cristo. S.Tommaso lo chiama "Verbum abbreviatum"60. Per noi cristiani la verità non è un' idea, una teoria ma la persona di Gesù Cristo e dello Spirito Santo mandato dal Padre e dal Figlio ai fedeli. Proprio lo Spirito di verità, che vi insegnerà tutta la verità61.

Da che cosa ci ha liberati Cristo? S.Paolo innamorato in Gesù dopo la sua conversione lo dice chiaramente "Infatti la legge dello Spirito della vita in Gesù Cristo ti liberò dalla legge del peccato e della morte" 62. ll cristiano per conquistare la piena libertà dei figli di Dio ha bisogno di liberarsi dalla schiavitù del peccato "Chi fa il peccato è schiavo del peccato.. Se il Figlio vi libererà, sarete veramente liberi" 63.

"Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi"64. L'affermazione del Signore indica chiaramente che la libertà deve essere subordinata alla verità e non la verità alla libertà. Come alla base della falsa libertà o schiavitù si trova la menzogna sull'uomo e su Dio, così alla base della libertà autentica si trova la verità sull'uomo e su Cristo. Gesù Cristo, il nostro Liberatore ci ha lasciato la sua Parola, il suo Spirito e l'Eucaristia che costituisce un'assemblea di uomini liberi, attorno al Figlio nello Spirito Santo nella via al Padre.

5 CONCLUSIONE

Libertà si, ma quale? C'è la libertà autentica che costruisce l'amicizia, l'amore, la giustizia e la pace vivendo in conformità della verità e c'è la libertà iniqua che distrugge, fa le guerre, sfrutta e opprime i poveri, compie ingiustizie, s'arricchisce con il bene comune.

Penso che tutti siamo d'accordo che quest'ultima non è degna del nome di libertà: è, come già ci ha detto S.Paolo, una schiavitù del male e del peccato. Perciò oggi in tutto il mondo l'opinione pubblica giustamente la condanna con tanta veemenza e convinzione.

Il bene si deve fare in modo libero. La realizzazione del bene morale sia personale che comunitario trova il compimento nella verità e libertà. Il cristiano è capace di incamminarsi nella libertà sulla strada verso il Signore. L'apporto della grazia con le virtù teologali, con quelle morali infuse, e con i doni dello Spirito Santo gli offre la pienezza di perfezione e di merito di fronte al Signore e cioè la beatitudine imperfetta in questa vita che è come l'anticipazione di quella perfetta in patria.

Come vorrei che noi tutti, giovani e meno giovani, laici e religiosi, suore e sacerdoti alla fine del secondo millennio fossimo liberi, con libertà vera, autentica basata sulla verità, sul bene, sull'amore-dono, sulla legge dello Spirito. Insomma con la libertà delle Figlie e dei Figli di Dio!

Edward Kaczynski, OP.
(ekacz@pust.urbe.it)

Cagliari - Cripta di San Domenico - 29.01.1996

 

 

NOTE

0 Evangelium Vitae (Poi EV), 20.

1 FROSSARD A., Dio le domande dell'uomo, Piemme 1990, 173.

2 Ivi, 174.

3 S.TOMMASO, De Malo, q.6: "De electione humana".

4 Gaudium et Spes (poi GS), 73.

5 Veritatis Splendor (poi VS), 31.

6 Cf. PRIVITERA S., Il volto morale dell'uomo, EDI OFTES, Palermo 1991, 262-266.

7 FROSSARD A., op.cit. "La libertà come capacità interiore che l'uomo possiede all'autodeterminazione di fare ciò che fa", 174.

8 Sulla libertà che S.Tommaso chiama "libertas", "liberum arbitrium", "libertas voluntatis", "libertas humana" di cui sempre considera "electio" o "iudicium electionis" come il suo atto principale cf. almeno i seguenti testi in S.Tom-maso In 2 Sent. d.24 qq.1-3 e d.25; De Verit. q.22 a.15; q.24 aa.1-15; In III Ethic. lec.5-9; ST 1, 83; 1-2, prol. e q.13; De Malo q.6.

9 S.TOMMASO, In Symb. Apost.a.1 n.886; De Veritate (poi De Verit.), q. 24 sed contra 1, dove ratio imaginis Dei dell'uomo seguendo S.Giovanni Damasceno e S. Bernardo, S.Tommaso vede in modo speciale in libertà.

10 S.TOMMASO, De Potentia 9,9: "Alio modo (apparet similitudo Trinitatis in creatura rationali) secundum eandem rationem operationis et sic rapraesentatur in creatura rationali tantum, quae potest se intelligere et amare, sicut et Deus et sic verbum et amore sui producere et haec dicitur similitudo naturalis imaginis".

11 De Verit. 13, 2 ad 6; 22,12 ad 1.

12 S. TOMMASO, Somma Teologica (poi ST) 1,83,1: "liberum est quod est causa sui".

13 ST 1-2,1,1: "principium radicale ab intus procedens".

14 ST 1-2, prol; 3 CG, 113; e In Jn c.15,lec.3 n. 2015: "Nam liber propter se operatur sicut proprium finem, et a se quia propria voluntate movetur ad opus".

15 GS, 24.

16 ST 1, 2 prol. e 1-2, prol.

17 S.TOMMASO, In 3 Sententiarum d.37 a.1 ad 5 cita Gal 3,19: "sibi ipsi est lex"

18 ST 1-2,91,2: "ipse est sibi providens", "sibi ipsi et aliis providens".

19 S:TOMMASO, Somma contro i Gentili (poi CG), 3, 113: "Participat igitur rationalis creatura divinam providentiam non solum secundum gubernari; sed etiam secundum gubernare: gubernat enim se in suis actibus propriis et etiam alia". Cf. anche 3 CG, 81.

20 Lc 6,45; Mt 15,19

21 ST 1-2,19,5.

22 ST 1,79,13.

23 EV, 71ss.

24 Gal 5,13.

25 VS, 4, 32.

26 VS, 84.

27 VS, passim.

28 GS, 24.

29 S.TOMMASO, In I Ethicorum, Lec. 6 nr.78.

30 S.TOMMASO, In Jn 5,6: "Per ardorem caritatis datur cognitio veritatis" Cf. Il Beato G.-M. Cormier come Generale dell'Ordine Domenicano scelse il motto "Caritas Veritatis". Ogni filosofo ed ogni teologo dovrebbe vivere con la coscienza che il proprio impegno consiste nella carità intellettuale (Prof.Ales Bello).

31 In Jn 15,2: "A caritate omnia procedunt sicut a principio et in caritatem omnia ordinatur sicut in finem".

32 ST 1-2,28,6.

33 ST 1-2,28,1 ad 3 e De Verit. 22,2 ad 5: "Sola creatura rationalis est capax Dei, quia ipsa sola potest Ipsum cognoscere et amare expliciter", e Ivi. 22,11: "melior est amor Dei quam cognitio".

34 Gv, 3,16.

35 Tutto il trattato sulla Legge nuova nella ST 1-2,106-108 ne parla.

36 Il problema della verità pratica o della rettitudine della ragione pratica in Tommaso si riduce al rapporto tra la recta ratio, senza dubbio pratica e i recti fines, vale a dire tra la prudenza e le virtù morali cf. G. ABBÀ, Lex et Virtus p.45; M.RHONHEIMER, Die normative Funktion der Vernunft und ihre Vollendung in der sittliche Tugend, in Natur als Grundlage der Moral, Tyrolia Verlag, Innsburck -Wien 1987, 241-272.

37 Non basta dire questo o quello è proibito o comandato, ma si deve dire perché lo è, indicando le ragioni. Siamo più vicini alla morale della beatitudine e delle virtù che dei precetti o doveri. Cf.PINCKAERS S.,Le fonti della morale cristiana. Metodo contenuto, storia Ed. Ares Milano 1985.

38 3 CG 10, n.3460: "Veritas in seipsa fortis est et nulla impugnatione convellitur"; ST 1-2,109,1 ad 1: "Omne verum, a quacumque dicatur, est a Spiritu Sancto sicut ab infundante naturale lumen, et movente ad intelligendum et loquendum veritatem". Cf. In Job I,lec.3 n.103: "Veritas est quoddam divinum; in Deo enim primo et principaliter invenitur".

39 2 Mc 7; At 4,19.

40 VS, 90-94.

41 Cf. TETTAMANZI D., L'oggettività del giudizio di coscienza, in Scuola Cattolica 111 (1983) 426-449.

42 ST 1-2, 90 prol: "Il principio che spinge al bene dall'esterno è Dio, il quale ci istruisce mediante la legge, e ci aiuta mediante la grazia".

43 Cf. CLAVEL L., Libertà e legge naturale nella persona umana (Commento alla Veritatis Splendor, nn. 28-53) in Euntes Docete 3 (1995) 365-373.

44 ST 1-2,73,9: "Fines principales humanorum actuum sunt Deus, ipse homo et proximus: quidquid enim facimus, propter aliquod horum facimus; quamvis etiam horum trium unum sub altero ordinetur".

45 Il discorso del Santo Padre ai professori e agli alunni della Pontificia Università S.Tommaso d'Aquino, Nuova evangelizzazione e nuovo slancio missionario, durante la seconda visita all'Angelicum, il 24 novembre 1994 e l'Omelia il 8 dicembre 1995 per la Festa del'Immacolata pronunciata nella Basilica S.Maria Maggiore.

46 Familiaris Consortio, 34 e Veritatis Splendor 79-83 distingue la "legge della gradualità" (graduale maturazione dell'uomo) da la "gradualità della legge" (graduale osservanza della legge), soprattutto mettendo in guardia di fronte alla creatività nell'osservare i precetti negativi che indicano atti "intrinsecamente cattivi".

47 ST 2-2,33,2 :"sicut praecepta negativa legis prohibent actus peccatorum,ita praecepta affirmativa inducunt ad actus virtutum... et ideo praecepta negativa obligant semper et ad semper". 1-2,100,10: "Praecepta affirmativa obligant semper, sed non ad semper".

48 EV, 73.

49 S.TOMMASO, De Malo q.6 ad 9; Lumen Gentium, c.5.

50 GIOVANNI PAOLO II, Discorso durante la prima visita alla Pontificia Università S.Tommaso d'Aquino, il 17 novembre 1979: "L'uomo è padrone di se stesso, può provvedere a sé e progettare il proprio destino (..). Decisivo è solamente il fatto che l'uomo si sottometta nel suo agire alla verità, che egli non determina ma scopre soltanto nella natura, datagli insieme con l'essere. Dio è colui che pone la realtà come creatore e la manifesta sempre meglio come rivelatore in Gesù Cristo".

51 ST 2-2,24,9; 183,4.

52 Cf. KACZYNSKI E., La formazione morale cristiana, in Angelicum 69 (1992) 351-368.

53 Gv 14,6; ST 1,2 prol; e ST 3 prol.

54 FROSSARD A., op.cit. 90.

55 VS, 90-94.

56 Gv 8,31a-32.

57 Gal 5, 13.

58 2 Cor 3,17.

59 Gv 14,6.

60 S.TOMMASO, In Isa, c.10.

61 Gv 14,16; 16,13.

62 Rm 8,2.

63 Gv 8,34 e 36.

64 Gv 8,32.

 

 

 

INDICE

INTRODUZIONE

1 LIBERTÀ NEL MONDO D'OGGI HA MOLTI "NOMI"

1.1 La libertà assoluta

1.2 La libertà negata.

1.3 La libertà e le libertà

1.3.1 La libertà morale

1.3.2 Le libertà

1.4 La libertà morale e le libertà hanno due aspetti fondamentali e cioè libertà "da" e libertà "per".

1.4.1 La libertà "da"

1.4.2 La libertà "per"

2 LA LIBERTÀ VERAMENTE UMANA E LA LIBERAZIONE

2.1 La libertà dell'uomo concreto e realmente esistente

2.1.1 La libertà realizzata nella coscienza

2.1.2 Il fondamento della libertà della coscienza: è la verità

2.1.3 Ruolo dell'amore nel processo di unire la libertà con la verità

2.1.4 Si può imporre alla libertà della coscienza la verità per forza senza che diventi una verità non libera?

2.1.5 La creatività della libertà della coscienza

2.1.6 La creatività della coscienza nell'osservare i precetti di Dio

2.2 La libertà e la liberazione

3 LA LIBERTÀ DEI FIGLI E DELLE FIGLIE DI DIO (Rm 8,21)

CCONCLUSIONE