Terzo invio
Missioni

venerdì 12-3-2010
Sono quasi le 18,00 ora locale e solo adesso riesco a riprendere il “Diario”. Volutamente ho messo tra virgolette la parola perché penso che qualcuno, forse con la voglia di essere messo subito al corrente di ciò che si muove in questo posto lontanissimo, preferirebbe definire queste righe “appunti di un viaggio” piuttosto che un diario vero è proprio. In effetti sarebbe decisamente meraviglioso a fine giornata potersi sedere e dedicarsi a fare la relazione della giornata appena trascorsa. Noi vorremmo farlo, ma credeteci, quest’anno è ancora più difficile degli anni passati e quando arriva sera siamo distrutti. Alle ventidue non vediamo l’ora di andare a dormire, la mattina ci svegliamo prestissimo - a volte siamo in piedi anche alle 6 - pronti ad affrontare la nuova giornata. Ieri, Franca ed io, siamo stati a Los Arroyos; un’aldea che dista da Dolores circa un’ora e mezza di macchina, oltre a quattro ore di camminata su e giù per i monti ed in mezzo alla giungla. La temperatura questi giorni è intorno ai 40° con un tasso di umidità che ha dello spaventoso. Gli anni scorsi non mi sembra di aver sofferto tanto questo caldo. Purtroppo non abbiamo ancora goduto della compagnia continuativa di P. Ottavio che al momento non gode di ottima salute e si trova alla “Capitale” per fare dei controlli. Le ultime notizie al momento sembrano aver scongiurato i problemi di natura cardiaca, comunque rimangono tutta una serie di altri controlli ai quali si sottoporrà nei prossimi giorni. L’ assenza di P. Ottavio si fa sentire molto. Quando arriviamo nelle aldee tutti gli abitanti si aspettano di vederlo, i bambini per primi. Inoltre il fatto che il container dove abbiamo tutte le cose - caramelle comprese - non sia ancora arrivato, ci pone in imbarazzo specie con i bambini che manifestano con molta evidenza la loro delusione di non vedere P. Ottavio e di non poter gustare le caramelline.

 

Ritorniamo al nostro viaggio verso Los Arroyos. Eravamo in compagnia di Sor Angelica e di Sor Imelda che è indigena, due Suore Figlie della carità. Alle 6,00 Gigi il fratello di P. Ottavio ci è venuto a prendere con il terzo missionario (la nuova macchina acquistata grazie alla collaborazione di tanti di noi e che oggi, a distanza di pochi mesi, ha già percorso quasi 25.000 km), per arrivare all’aldea di “Sacùl Arriba” dalla quale si parte. Siamo arrivati intorno alle 7,30 con le ossa messe a dura prova dalla strada piena di buche e avvallamenti; Gigi non ci accompagna nella “passeggiata” poiché ha un problema al piede, e torna a Dolores, promettendo di venirci a prendere la sera. Inizia il viaggio… Il primo intoppo è un fiumiciattolo che era necessario guadare e per poterlo fare ci siamo dovuti togliere gli scarponi. Per me e Franca nessun problema, ma le due Suore hanno dovuto sollevare le sottane e per noi è stato una esperienza inusuale. Non le abbiamo guardate per non creare imbarazzo, ma devo dire che trovo queste Suore sempre a loro agio in ogni circostanza. Guadato il fiume ci siamo riinfilati gli scarponi e ci siamo rimessi in cammino. A farci da guida c’era Don (Signor) Attilio, un catechista dell’aldea “Xchan” vicino a Sucultè. Anche ieri caldo allucinante, per fortuna quando eravamo in mezzo alla giungla, il fresco e una leggera brezza ci hanno permesso di affrontare il viaggio con una certa dose di entusiasmo. La sera prima avevamo messo delle bottigliette di acqua nel freezer che hanno mantenuto la loro freschezza per diverso tempo e così siamo riusciti ad avere acqua fresca tutto il giorno. Con Franca ci siamo portati dei pomodori, delle carote e alcune banane, consci anche del fatto che non avremmo potuto mangiare le cose che sicuramente gli abitanti dell’aldea ci avrebbero offerto.

Lungo il cammino quando si era allo scoperto su alcune colline lontane si potevano vedere gli effetti devastanti della mano dell’uomo: per lasciare il posto a mandrie di vacche, distese vastissime e folte di alberi e foreste erano state abbattute, piante secolari bruciate, palme distrutte a colpi di machete; insomma vegetazione assente, una desolazione. Il ritmo di marcia mio e di Franca era superiore a quello delle due Suore per cui, avvantaggiati dalla distanza tra noi e loro, avevamo la possibilità di fare soste più frequenti. Lungo il nostro cammino abbiamo incontrato un altro torrente, presso il quale abbiamo fatto tutti insieme una sosta per rinfrescarci; tutt’intorno un paesaggio bellissimo, una vegetazione lussureggiante, fitta e piena di colori, uccelli cinguettanti, ma invisibili ai nostri occhi, il tutto ci ha rinfrancato lo spirito e ci ha dato nuova forza per riprendere il cammino. Intorno alle 10,30 dall’alto di una collina abbiamo visto le capanne di Los Arroyos l’aldea meta del nostro cammino; un paesaggio meraviglioso, colori bellissimi e intorno il verde di prati infiniti. Dopo un’altra ora ed un ultimo scollinamento, sudati e con le magliette completamente inzuppate, trafelati e stanchi, siamo finalmente arrivati alla chiesa dove avremmo fatto tappa. Giunti a destinazione le Suore con il catechista locale hanno predisposto il programma di incontri con i giovani e con le “mujeres” e nel contempo informato dell’impossibilità di celebrare la S Messa vista l’assenza di P. Ottavio. La celebrazione de “la palabra de Dios”, è una cerimonia senza Offertorio e Eucarestia. Per me era la seconda volta che assistevo ad una celebrazione di quel tipo, la prima volta era stata all’aldea di Los Limones. Rita sicuramente vi avrà informato abbondantemente di come sono andate le cose in quell’aldea. Nel frattempo all’interno della Chiesa i moscerini ci hanno letteralmente divorati. Franca, che aveva dei pantaloni lunghi solo al ginocchio, aveva le gambe piene di pustole e chiazze rosse. Non siamo riusciti in nessun modo ad evitare di essere vampirizzati.
Durante la riunione i giovani intervenuti hanno lamentato l’assenza nella chiesa del Santissimo, motivo indispensabile per poter continuare sulla strada della evangelizzazione vista anche la numerosa presenza di altre sette religiose. Con Franca abbiamo partecipato sia all’incontro con i giovani che a quello con le donne, le quali anche loro, al pari degli uomini, hanno fatto le stesse osservazioni e richieste. Intorno alle 13,00 arriva una ragazza con una borsa al cui interno trasporta il pranzo “por los misioneros”. Abbiamo saputo dopo che quella ragazza si era fatta un’ora di cammino per arrivare dalla sua capanna. Per ognuno di noi il pranzo consisteva in una ciotola di passato di fagioli neri con un uovo sodo…. Lascio a voi le considerazioni del caso. Dopo aver assistito alla Liturgia della Parola alle 15,45 circa, riprendiamo la strada del rientro. Sempre di buona lena, con Franca presto ci distanziamo dal resto della comitiva, le due Suore e Don Attilio.

Dopo circa un’ora di cammino, in un contesto completamente nuovo che non ricordavamo di aver visto all’andata, nel silenzio più assoluto – solo i rumori della natura – ed in mezzo ad una vegetazione fittissima ci siamo resi conto di aver sbagliato sentiero, ci eravamo persi… Per fortuna avevamo percorso solo un centinaio di metri, siamo ritornati sui nostri passi dove avevamo lasciato la “strada vecchia per la nuova” e abbiamo ripreso il nostro cammino dove per’altro all’andata avevo messo un segnale per ricordarmi dove saremmo dovuti passare al ritorno. Invece mi ero completamente dimenticato del segnale e – ci avrei giurato – quella sicuramente era la strada giusta. L’imprevisto nel frattempo aveva consentito alle Suore di raggiungerci e superarci; ma in breve tempo siamo riusciti a recuperare il gap negativo, l’unico sentiero tracciato non dava adito ad ulteriori sbagli. Nel sentire ammettere l’inconveniente immagino le vostre facce divertite e, volentieri, al mio rientro sono pronto a ricevere i vostri frizzi e lazzi. Circa alle 19 arriviamo finalmente a Sacùl Arriba dove troviamo ad aspettarci Gigi e Rita. Ci offrono una Pepsi – caldissima nonostante il frigo – acquistata nella tienda del villaggio. Poi siamo saliti in macchina, nel cascione/palangana nella quale era stata caricata la legna tagliata a mano da portare alla casa delle Suore per una festa dei catechisti, siamo rientrati a casa non prima però di aver riaccompagnato tutti ai loro villaggi. Il cammino era illuminato dalle lucciole e dalle stelle…. Con Franca eravamo sul distrutto andante, pieni di pustole, affaticati ma soddisfatti e contenti della giornata intensa appena passata pronti ad una nuova avventura. Oggi con Rita abbiamo anche iniziato le lezioni di Italiano nella scuola di P. Giorgio. Il caldo la fa da padrone. Siamo in attesa che da un giorno all’altro arrivi il container perché lì ci sono tutte le cose che avete amorevolmente inviato e inscatolato e ci sono anche le caramelle ed il materiale scolastico che i bambini aspettano. In questo momento sono le 20,00 stiamo aspettando che arrivi Romeo con Nidia che abbiamo invitato a cena…. Ci sentiamo presto.
Bacioni anche da Rita y Franca.
Francisco

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