Beato Pier Giorgio Frassati
GMG 2005

Testimone di  umanità e carità
Laico domenicano

Pier Giorgio Frassati nacque a Torino nel 1901, all’inizio del secolo appena finito. Sua madre, Adelaide Ametis, era pittrice. Suo padre, Alfredo, agnostico, fu il fondatore e direttore del giornale liberale "La Stampa" e uomo influente nella politica italiana: senatore e ambasciatore in Germania.
Luciana fu la sorella, più piccola di lui di un anno, che lascerà preziose notizie di lui: fu presente nel 1990, in piazza S. Pietro, quando Pier Giorgio fu proclamato "Beato".

Il giorno della sua beatificazione il Papa Giovanni Paolo II chiamava Pier Giorgio: "l'uomo delle otto beatitudini" per indicare la poliedrica ricchezza del Suo animo, sempre pieno di slancio e di amore in ogni campo dove si potesse operare qualche bene.
In effetti Frassati non si contentò di buone intenzioni, ma per essere più certo del bene da compiere, come a tentarle tutte, si unì attivamente a molte associazioni già operanti nel settore sociale o religioso.
Ancora adolescente volle far parte del Sodalizio Mariano e dell'Apostolato della preghiera, dove iniziò quella profonda vita spirituale che, in seguito, non esitò mai a condividere con i suoi amici.
A 17 anni entrò nella
Società S. Vincenzo de Paoli, per meglio prendersi cura di malati e bisognosi e orfani.
Nello stesso tempo partecipò ad associazioni sportive quali il
Club Alpino Italiano: prediligeva le scalate e amava l’arte e la musica. Ma non era inferiore il suo slancio nello studio: era iscritto al Regno Politecnico di Torino nel corso di Ingegneria Meccanica con specializzazione Mineraria.
Nel 1919 si unì alla
Federazione Studenti Cattolici e all’Organizzazione conosciuta come Azione Cattolica.
In opposizione alle idee politiche di suo padre, divenne membro molto attivo del Partito del Popolo che promuoveva l'insegnamento sociale della Chiesa basato sui principi della Lettera enciclica del papa Leone XIII, Rerum Novarum . Egli pensò anche di fondere la Federazione Studenti cattolici e l'Organizzazione dei Lavoratori Cattolici. "La carità non è sufficiente; noi abbiamo bisogno di riforme sociali"era solito dire, mentre lavorava a favore di tutte e due.
Nello stesso anno, 1919, si iscrisse anche al circolo Cesare Balbo della Fuci Torinese e poco dopo al Partito Popolare Italiano . Fece parte, in Germania, dei Giovani della Pax Romana quando più volte seguì il padre Alfredo ivi ambasciatore.
In breve, qualcuno ha scritto di lui: "Pier Giorgio Frassati; giovane moderno, ricco, bello, sportivo, amante delle chiassate goliardiche, del calcio, delle cavalcate, delle corse in auto, delle scalate in montagna, presente e attivo nelle associazioni cattoliche, ogni giorno era fedele a questi tre impegni: partecipazione alla S. Messa con la Comunione, recita del Rosario, visita a una famiglia bisognosa".
Si! Erano soprattutto i poveri il suo "debole": per essi egli aveva un "assillo quotidiano", dando, più che il frutto delle sue rinunzie, se stesso per loro
. "Ricordati sempre - disse all' amico che gli chiedeva come riuscisse ad entrare e a trattenersi nei luoghi sporchi e malsani dove vivevano i poveri - ricordati sempre che è da Gesù che vai". Egli confidò di vedere attorno ad essi una luce speciale che noi non abbiamo. E rinunciando spesso alle vacanze per rimanere con i suoi poveri diceva: "Se tutti lasciano Torino, chi avrà cura dei poveri?". C'erano 12° gradi sotto zero quando, una notte a Berlino diede il suo cappotto ad un povero che tremava dal freddo. Al papà che lo rimproverava disse con tutta naturalezza: "Ma capisci, papà, faceva freddo!". Certo non per lui, ma per il povero era freddo!
Anche gli studi che faceva li aveva li aveva scelti in funzione del servizio tra i poveri: sceglieva l'ingegneria mineraria - disse ad un altro amico - per servire meglio Cristo tra i minatori.
Ma dove trovava la forza, o slancio per comportarsi a questo modo; dove trovava radice il suo altruismo?
Egli, così giovane ed esuberante, amato e ammirato dagli amici, socievole e gioioso con un avvenire così promettente!
Ventenne scriveva ad un amico: "stolto è colui che va dietro alle gioie del mondo perché queste sono sempre passeggere e arrecano dolori, mentre l'unica vera gioia è quella che ci dà la fede".
Il segreto della sua vita l'avresti, già allora, facilmente indovinato vedendolo spesso fare la Comunione, frequentemente presente all'adorazione eucaristica notturna, libero da ogni complesso nella sua filiale devozione alla Madonna: recitava ogni giorno il Rosario.
Si può aggiungere ancor questo con sicurezza: chi lo conobbe personalmente ha dichiarato che la perfezione cristiana raggiunta da Pier Giorgio si deve attribuire in buona parte al fatto che egli fosse entrato nell'Ordine Domenicano. Questa appartenenza fu la più incisiva: leggeva volentieri gli scritti di S. Tommaso e di S. Caterina, suoi confratelli domenicani.
Proclamandolo "beato"il Papa ricordò che il Frassati, nel 1922, entrò nel Terzo Ordine Domenicano, nella chiesa di S. Domenico a Torino, prendendo il nome di "Fra Girolamo": in questo Ordine della predicazione per la salvezza delle anime e con questo nome in riferimento al grande Savonarola di Firenze (Girolamo), scelto - come lui stesso scrive - a proprio modello, abbiamo la chiave della sua santità, delle sue scelte, del suo slancio, della sua eroicità come della sua forza per suggerire, anche a noi giovani di oggi, non la via della sterile contestazione, ma la via della dedizione e della testimonianza dei valori suggeriti dal Vangelo: per la pace, per la vita, per la famiglia.

La poliomielite lo stroncò nel vigore della sua giovinezza alle sette di sera del 4 luglio 1925. I suoi funerali furono un trionfo. Le strade di Torino erano fiancheggiate da una moltitudine di persone in pianto che erano sconosciute alla sua famiglia: sacerdoti, studenti ed i poveri che egli aveva servito così fedelmente per sette anni, senza interesse ma non senza sacrificio.
In questo giovane laico possiamo trovare colui nel quale identificarci. Egli ha tutti i problemi che oggi viviamo: il dovere dello studio; la minacciosa nuvola, sempre sospesa anche su di lui, degli esami finali; il coinvolgimento dei dibattiti politici e la propaganda elettorale; le decisioni radicali da prendere riguardo alla vita; la difficoltà di mantenere l’impegno della preghiera quotidiana; il gioia di innamorarsi follemente; un padre ed una madre che lottavano per il loro proprio rapporto.
Sono le stesse sollecitazioni che abbiamo anche noi oggi! Ma, abbiamo le stesse armi? Il Papa lo indica a noi tutti, giovani del mondo di oggi, come uno dei santi patroni di questa Giornata Mondiale della Gioventù. Essere come lui attivi nelle opere della carità, nell’impegno cristiano, politico, sociale e culturale.
Giovanni Paolo II vuole che di noi si possa dire ciò che Lui ha detto di Pier Giorgio Frassati: in lui il Vangelo diventa solidarietà e accoglienza; diventa ricerca della verità e impegno per la giustizia.

alcune pagine scritte dal beato

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