L'EUCARISTIA NELLA CHIESA

fino a Bolsena – Orvieto

Catechesi

Selargius 2 luglio 2020 – via zoom

 

Abbiamo da poco celebrato la solennità del Corpus Domini e recitato e cantato la liturgia delle ore con i suoi splendidi inni. Come domenicano mi sono sentito orgoglioso del lavoro compiuto da san Tommaso d'Aquino, mio confratello e insegnante negli anni di formazione e poi per tutta la vita. Ne ho voluto sapere di più, perché, pur invecchiando, non mi è venuta meno la curiosità e la voglia di sapere, anzi, penso che sia accresciuta. Cosi ho cercato…

Il culto dell'Eucaristia. Sapevo benissimo che fin dall'inizio la Chiesa aveva come segno d'incontro e di riconoscimento la frazione del pane e quindi la celebrazione e la partecipazione all'Eucaristia, ma com'è che poi "il prendete e mangiate" si è allargato a "prendete e fate ore di adorazioni", "prendete e fate processioni"…? E così ho cercato di capire sia lo sviluppo sia il perché di questo sviluppo.

Prima che Urbano IV promulgasse la bolla "transiturus" del 1264 con la quale la festa del Corpus Domini veniva estesa alla Chiesa universale, la "festa" dell'Eucaristia, con relativa liturgia del Corpus Domini, esisteva già, ma solo nelle chiese locali dove si sentiva l'esigenza di questo culto speciale.

I movimenti cosiddetti "evangelici" che nascevano nel laicato della Francia meridionale e nel nord d'Italia spesso facevano propri idee e atteggiamenti eretici.

Gli albigesi del sud della Francia negavano che l'Eucaristia fosse un sacramento.

I movimenti popolari dei paesi del nord Europa, soprattutto in Belgio, esercitavano e diffondevano un'intensa devozione per l'Ostia consacrata. Soprattutto le beghine, pie donne che vivevano presso chiese, monasteri o conventi, si fecero sensibilizzatrici e portatrici di questo culto.  Nomi per la maggior parte di noi sconosciuti, ma ben noti e venerati nei Paesi Bassi: Maria d'Oignies, Santa Giuliana di Mont-Cornillon, Cristina di Saint-Trond, Ida di Nivelles, Isabella di Huy, e soprattutto Eva, la reclusa di Saint-Martin, sono il cuore di questo movimento eucaristico, organizzato specialmente dalla diocesi di Liegi. Centro del culto è l'Ostia consacrata. Siamo tra la fine del 1100 e l'inizio del 1200.

Si era intanto diffusa l'usanza di conservare il Santissimo nel tabernacolo, di esporre l'ostia in un ostensorio posto sull'altare, qualche volta anche durante la Messa, di suonare un campanello al momento dell'elevazione affinché tutti i fedeli contemplassero l'Eucaristia e di impartire la benedizione col Santissimo Sacramento.

Nell'estate del 1246, data la grandissima e sentita diffusione locale della devozione per il «Corpo del Signore», su pressione di Santa Giuliana (1192 circa - 5 aprile 1258), Roberto di Torote, vescovo di Liegi, autorizzò tale culto per la propria diocesi, legandolo anche a una speciale festività, da celebrarsi il primo giovedì successivo alla domenica dopo Pentecoste, festa della Santissima Trinità.

La scelta del giovedì era legata al Giovedì Santo, quando Gesù istituì il sacramento dell'Eucaristia. Siccome le celebrazioni della Settimana Santa finivano col ridurre le manifestazioni di venerazione per il Corpo di Cristo, fu scelto appositamente un giorno che fosse al di fuori della Quaresima per celebrare la festa in modo più solenne.

Nel 1252 (6 anni dopo l'istituzione della festa a Liegi) il cardinale legato (oggi si dice nunzio apostolico) di Germania, il domenicano Ugo di Saint-Cher fu così colpito dalle solennità eucaristiche a cui assistette a Liegi, che estese la festa in tutti i territori della sua legazione con un'ordinanza del 29 dicembre 1252. La stessa fu confermata l'anno seguente dal suo successore il cardinale Pietro Capocci.

Giacomo Pantaléon, il futuro Urbano IV, fu presente alle celebrazioni di Liegi, dove risiedeva in qualità di "Arcidiacono". Potè conoscere personalmente Roberto, il vescovo di Liegi, Santa Giuliana di Mont-Cornillon, ed Eva, la reclusa di Saint-Martin.

A quanto pare, la Santa Sede ricevette numerose petizioni perché la festa ormai chiamata comunemente del "Corpus Domini" fosse estesa a tutta la Chiesa, ma, pur essendo al corrente dell'esistenza del movimento eucaristico belga, papa Urbano IV (Giacomo Pantaléon) e i suoi predecessori non si mossero finché la gente in Italia non ebbe il "suo" miracolo, il famoso «miracolo di Bolsena», che ne destò il fervore nei confronti del sacramento.

Il più antico resoconto di questo miracolo è contenuto nella Chronica (III, tit. 19, cap. 13) del domenicano S. Antonino da Firenze († 1459). Antonino racconta che un prete tedesco (in effetti di Praga, di nome Pietro), al rientro di un pellegrinaggio a Roma, stava celebrando la Messa nella chiesa di S. Cristina nella cittadina umbra di Bolsena. Assalito da gravi dubbi sulla transustanziazione del pane e del vino, vide colare sangue dalle specie consacrate: ne fu imbevuto il corporale. La notizia del miracolo si sparse e subito per tutto il villaggio e le località circostanti. Si organizzò una processione per portare il corporale imbevuto di sangue a Urbano IV, che si trovava allora a Orvieto, a pochissima distanza da Bolsena. È opinione universale che risalga a quell'epoca la decisione di Urbano IV di estendere in tutto il mondo la festa del Corpus Domini.

L'unica data che ci resta del miracolo, riprodotto in uno dei dipinti di Raffaello conservato in Vaticano - stanze di Raffaello, è il 1264.

L'11 agosto 1264, Urbano IV promulgava la bolla Transiturus, in cui decretò l'istituzione della festa per la Chiesa universale e diede disposizioni per la composizione del relativo testo liturgico per la celebrazione. Per la data della bolla (11 agosto 1264), la nuova «liturgia romana» era certamente pronta per essere distribuita. Urbano volle la nuova celebrazione obbligatoria in tutto il mondo cristiano. Lo stesso giorno della promulgazione della bolla, Urbano inviò un'altra bolla, simile a quella che aveva appena firmato, al Patriarca di Gerusalemme. Insieme alla bolla inviò anche il testo liturgico della celebrazione contenente «nove lezioni, con il responsorio, i versetti, le antifone, i salmi, gli inni e preghiere speciali adatte per quella festività».

L'8 settembre 1264 Papa Urbano inviò a Liegi una lettera personale a Eva, la reclusa di Saint-Martin, in cui le riferiva l'inaugurazione di questa festa alla corte papale. Accompagnava la lettera un «quaternum» contenente il testo della liturgia romana. È un documento straordinario che dà l'idea del tipo di relazione che legava Urbano ai suoi amici di Liegi dove, come detto, aveva vissuto esercitando il compito di Arcidiacono. La celebrazione della nuova festività ebbe luogo probabilmente tra l'11 agosto, data in cui fu istituita la nuova forma liturgica, e l'8 settembre, quando Urbano inviò a Eva di Saint-Martin la lettera con la descrizione della cerimonia.

La festa romana non si svolse quindi nel giorno fissato per il Corpus Domini, e cioè il primo giovedì successivo all'ottava di Pentecoste, che nel 1264 avrebbe avuto come data il 19 giugno, venne invece celebrata a Orvieto tra l'11 agosto e l'8 settembre.

Il formulario liturgico per la messa e l'ufficio per la festa e per l'ottava era sicuramente pronto per l'11 agosto, quando ne furono distribuite le copie.

La nuova liturgia fu detta «romana» per distinguerla dalle precedenti, di tipo diocesano, nazionale (come nel caso della Germania) e cistercense, ed è la stessa che fu attribuita a San Tommaso. Non ho il compito né l'intenzione di verificare se questa liturgia sia stata scritta da San Tommaso o da non si sa chi: altri studiosi, storici e archivisti, l'hanno fatto per me e sono arrivati all'unanime conclusione che San Tommaso è l'Autore. Questa Liturgia, la "liturgia romana", appunto, comprendeva la messa e l'ufficio per la festa e per l'intera ottava; la messa (Cibavit eos, le parole con le quali inizia) non ha subìto, a quanto pare, particolari modifiche in seguito alle riforme liturgiche operate da Pio V e Pio X. Le antifone, le orazioni e la sequenza sono senz'altro ancora quelle originali. Rimando al link http://www.predicazione.it/catechesi/San_Tommaso_poeta.html  dove si parla diffusamente di questo tema: San Tommaso poeta e innamorato dell'Eucaristia. Sempre nella stessa sezione si trovano i testi degli inni di s. Tommaso: http://www.predicazione.it/catechesi/Inni_eucaristici_di_san_tommaso.html

La sequenza della messa (Lauda Sion Salvatorem) è veramente straordinaria, tanto da non poter neppure essere paragonabile con i canti o gli inni precedenti. Il canto del Lauda Sion è infatti notevole non solo per la poesia che lo pervade ma anche per il suo contenuto teologico; le singole strofe seguono da vicino la dottrina sull'eucaristia esposta da Tommaso nella terza parte della Summa Theologiae (III pars, qq. 73-83. Potete trovare la summa theologiae di san Tommaso in latino-italiano in vari siti, tra cui http://www.carimo.it/somma-teologica/somma.htm).

La sequenza, riecheggia antichi motivi, nessuno dei quali può però vantare la stessa bellezza e profondità.

Tornando alla nostra storia, la bolla Transiturus fu promulgata l'11 settembre 1264 e le prime celebrazioni solenni si tennero a Orvieto fra l'11 agosto e l'8 settembre. Il 2 ottobre di quello stesso anno moriva Urbano IV e della bolla non si sentì più parlare.

Clemente V durante il Concilio Ecumenico tenutosi in Francia, a Vienne (16 ottobre 1311 - 6 maggio 1312) aveva deciso di far riunire in un'unica Costituzione, nota fin da allora con l'appellativo di «Clementina», tutti i decreti della Chiesa, non ancora codificati a partire da quelli promulgati da Gregorio IX (Anagni, 1170 circa - Roma, 22 agosto 1241 - papa nel 1227 – canonizzò s. Domenico, s.Francesco e s.Antonio). Durante detto Concilio papa Clemente V presentò anche la bolla Transiturus di Urbano IV che risultò praticamente sconosciuta a tutti gli Ordini e Diocesi ivi rappresentati. Quindi era stata messa nel dimenticatoio. La festa del Corpus Domini ha difficoltà a decollare (Chissà: beghine e simili, vari devozionismi che la propagandavano…!). Clemente V morì prima di poter condurre a termine il suo progetto e la Costituzione Clementina fu promulgata da Giovanni XXII nel 1317. Solo da allora in poi la festa del Corpus Domini fu estesa veramente, di fatto, alla Chiesa universale.

Anche l'Ordine Domenicano non prese nessuna iniziativa, riguardo a questa "nuova" festa fino alle nuove disposizioni impartite dalla Santa Sede nel 1317.

Fu solo durante il Capitolo Generale dell'Ordine domenicano riunito a Lione nel 1318 che si decretò che in ogni convento dell'Ordine la festa del Corpus Domini fosse celebrata il giovedì dell'ottava della festa delia Santissima Trinità, come decretato dal Concilio di Vienne; al Maestro dell'Ordine spetta il compito di procurare il testo dell'ufficio». Nel Capitolo Generale del 1322, che si tenne a Vienna (Austria), la festa fu adottata ufficialmente dall'Ordine:

"Poiché il nostro Ordine ha il dovere di conformarsi nell'ufficiatura divina, per quanto possibile, alla Santa Romana Chiesa, e in modo particolare nell'ufficiatura che è un prodotto del nostro Ordine su istanza apostolica, vogliamo ora che l'ufficiatura del Corpus Domini, composta, come si afferma (ut asseritur), dal venerabile dottore Tommaso d'Aquino, sia usata da tutto l'Ordine nel giovedì dopo la festa della Trinità e durante l'ottava inclusa e che tale ufficiatura venga iscritta nell'Ordinarium, al suo proprio posto. L'Ordine domenicano aveva allora un suo proprio rito.

Questa ordinanza fu ripetuta con le stesse parole l'anno seguente a Barcellona: decollo difficile! (moph 4, p. 144).

Nel 1322 i padri riuniti in Capitolo hanno riconosciuto

1) che un membro dell'Ordine domenicano aveva composto un ufficio del Corpus Domini («un prodotto del nostro Ordine») su richiesta di Urbano IV;

2) che l'Ordine era stato negligente nel non avere subito inserito la festa nell'Ordinarium domenicano;

3) che l'autore dell'«ufficio romano» era Tommaso d'Aquino. L'espressione «come si afferma» (ut asseritur) non si riferisce a voci o dicerie, come qualcuno sostiene, ma deve essere interpretata alla luce delle parole che la precedono, «un prodotto del nostro Ordine», riferite a fra Tommaso d'Aquino.

 

Nel 1322 - data del Capitolo Generale di Vienna - il processo per la canonizzazione di Tommaso era già a buon punto: Giovanni XXII (il papa della promulgazione della Clementina) lo canonizzerà l'anno seguente - 18 luglio 1323.

L'ordinanza emessa dal Capitolo del 1322 potrebbe costituire, una presentazione di scuse per avere trascurato la bolla Transiturus del 1264. Il capitolo generale del 1265 avrebbe dovuto, infatti, ottemperare ai desideri di Urbano IV e introdurre nel proprio calendario la festa e la sua ottava, indipendentemente dall'autore della liturgia. Verrebbe da chiedersi che cosa pensasse Tommaso di tale negligenza (nemo propheta in patria…?!). L'unica scusa valida potrebbe essere che così tanti altri Ordini, Diocesi e nazioni avevano ignorato la bolla.