sesto invio
Missioni
Giovedì 24 marzo 2010.
Ciao Amici, sono Rita in compagnia di Franca. È da molto tempo che non ci sentiamo, ci siamo impigriti un pò perché aspettavamo l’arrivo di P. Alberto, sapevamo che senza il suo intervento non potevamo “pubblicare” ma soprattutto perché abbiamo fatto molta vita di casa e probabilmente pensavamo che non era importante descriverla. Ritengo invece che anche questa faccia parte dell’esperienza proprio perché vissuta fuori di casa, tra cose che non sono le tue, con difficoltà che non ti appartengono, umori che non sempre riesci a “camuffare”, necessità tue o di chi ti sta vicino che non conosci o che non avevi notato. Ma abbiamo fatto tante cose, certamente non meno importanti e coinvolgenti come l’andare nelle aldee: il tempo dell’arrivo dei nuovi “Misioneros” si avvicina e la inaspettata quanto gradita notizia dell’arrivo di P. Alberto è diventato argomento ufficiale della vita di tutti i giorni.
Intanto mercoledì 17, mentre Francesco e Franca andavano a Mopan Uno con P. Ottavio e le Suore della Carità, io restavo a casa per accogliere Suor Luigina - veneta, l’attuale Superiora del Convento della Capitale - che stava facendo un tour per il Guatemala per salutare le consorelle in quanto è in procinto di partire per l’Italia: ha una sorella molto malata e vorrebbe stare un po’ con lei. Inoltre, parole sue, è anziana (85 anni) e non sa se avrà la forza di ritornare quaggiù. Era accompagnata da Suor Teresita - l’assistente della Superiora precedente, Suor Gabriella, mancata lo scorso agosto - e da Suor Marcella della Casa di S. Eléna, a 80 Km da Dolores. Il pranzo, imbastito con Gigi, è stato molto apprezzato (antipasto di pecorino e salsiccia sarda, pasta al pomodoro, pollo con verdure, frutta, gelato, mirtino/limoncello e caffè) anche perché ad alcune di loro abbiamo ricordato sapori italiani, di casa, ma anche perché avevamo un anfitrione speciale, P. Giorgio, che sembra avere un feeling speciale con le Suore (per l’occasione è arrivato in perfetto orario). Abbiamo scherzato, riso poi intorno alle 15,30 il pulmino delle suore è ripartito per continuare il viaggio di commiato.
Nel frattempo P. Mario, il Vescovo che sarebbe dovuto venire a trovarci l’indomani giovedì 18, ha telefonato per anticipare la sua visita alla sera essendo sopraggiunto per l’indomani un improvviso impegno. Aleeeee !!!!! Giornata a tempo pieno e gli amici, nelle aldee, non erano informati di nulla, non erano raggiungibili telefonicamente e sono rientrati giusto in tempo per accogliere P. Mario. In compagnia del Vescovo, di P. Giorgio e di P. Ottavio, abbiamo trascorso una bella serata: eravamo tra amici, sembrava che ci fossimo lasciati il giorno prima. P. Mario non conosceva Franca, ma ha capito subito il suo carattere ed ha cercato di metterla a suo agio. Il giorno dopo, giovedì, abbiamo rinunciato ad andare nelle aldee perché eravamo un po’ stanchi ed abbiamo preferito fare il punto della situazione nelle nostra casa: cambiare le lenzuola visto che, dopo tanti giorni, la Muni (il Comune, la Municipalità) ha ridato l’acqua, fare un po’ di pulizie nelle nostre camere un po’ trascurate nei giorni precedenti ed in quelle dei nuovi “Misioneros” in arrivo. Pensavamo di ricaricare le batterie invece è stata una giornata molto stancante.

Aldea di Boca del Monte

prime Comunioni

Venerdì 19 Francisco è andato alla scuola di P. Giorgio da solo, Franca ed io siamo andate con P. Ottavio a Boca del Monte una aldea che si trova a pochi chilometri da Dolores. Era prevista la celebrazione della festa di S. Giuseppe (San Josè) e durante la S. Messa 17 bambini avrebbero ricevuto la Prima Comunione. Il nostro arrivo viene accolto dai bambini comunicandi perché il Padre doveva confessarli. Tutti ordinati, le bambine con i vestitini bianchi e lunghi, i maschietti in camicia bianca e pantaloni lunghi blu, hanno atteso il loro turno nei primi banchi.

La Chiesa esteriormente è dipinta con un forte color rosa e si affaccia su un grande piazzale (sterrato ovviamente) dove ci sono alcune “champas” (gazebi) per riparare dal sole cocente. La Chiesa è ampia, l’altarino dedicato a San Josè è adorno di una moltitudine di fiori coloratissimi, dal tetto e sulle pareti spiccano le decorazioni dell’Eucarestia sapientemente disegnate, ritagliate e colorate dai bambini. Il pavimento era reso scivoloso da un tappeto di aghi di pino – al quale poi sono state aggiunte altre erbe tra le quali foglie di “pimiento” pepe - tipo la nostra “ramadura”.
Con un giovane della parrocchia , Josè, abbiamo fatto un giretto per l’aldea alla ricerca dell’albero del pepe che ne io né Franca avevamo mai visto. Nonostante la mattina presto, nelle aie delle case viene bruciata l’immondezza prodotta il giorno precedente. Nelle aldee non passa la macchina per la raccolta della “basura” quindi rifiuti organici, inorganici, plastica, lattine, gomme e quant’altro vengono bruciati quotidianamente, con la conseguenza che dalla mattina presto si vede fumo nero e denso che sale al cielo, accompagnato da un tanfo insopportabile (alla faccia degli ecologisti, naturalisti ecc).

Franca è affascinata dai fiori e dalle piante che fotografa continuamente. Io “tiro” qualche foto ma, più tardi, avrò la conferma che non sono proprio una specialista. Ritornate in Chiesa ci apprestiamo ad accompagnare P. Ottavio ad una piccola processione che attraversa Boca del Monte. In testa i comunicandi, poi un signore sordomuto che fa oscillare il turibolo al cui interno brucia una specie di incenso fortissimo e, al nostro naso, puzzolente; segue il Padre che, portando il Santissimo, sta sotto il baldacchino. Poi le catechiste e via via la gente. Nel percorso – accompagnato da preghiere e canti - ci fermiamo davanti agli altarini coloratissimi ed adornati con piante locali predisposti da alcune famiglie. Il Padre si inginocchia davanti ad ognuno di essi, espone il Santissimo e chiede intercessioni, recita litanie. Ad ogni fermata il gruppo si infoltisce sempre di più ed alla fine arriviamo in Chiesa in parecchi. Per quanto abbastanza grande la Chiesa si riempie completamente e si provvede a portare altre panche sia all’interno che sul sagrato.

All’arrivo di P: Giorgio - come sempre trafelato e quasi in orario - inizia la S Messa. Noi abbiamo l’autorizzazione di P. Ottavio di “tirare foto” durante la cerimonia, ma l’odore intenso delle erbe e dell’incenso ci hanno un po’ stontonate e così per un bel po’ restiamo sedute ad osservare la gente. La cerimonia è un po’ lunghetta ed i bambini cominciano a spazientirsi: alcuni piangono, alcuni mangiano il gelato o la “comida” (il pranzo) preparato per la comunità, molti intrecciano gli aghi di pino e con molta abilità e maestria ne fanno delle coroncine, dei cestini, dei braccialetti. Ci riprendiamo un po’ dalla sensazione di malessere e riusciamo a fare qualche foto ai bambini vicini a noi, ai comunicandi che si pavoneggiavano nei loro vestiti da cerimonia ed ai 4 bravissimi musicisti. Al termine della Messa, verso le 11,30, tutti i presenti sono stati informati che le donne della comunità di Boca del Monte avevano preparato il pranzo per tutti e quindi si è provveduto alla distribuzione dell’acqua e della carne con verdure. Non abbiamo compartito con loro perché per noi era presto, anche se a P. Giorgio, l’officiante, sono state riempite tre buste di cibarie da portare a casa.

Nel pomeriggio P. Ottavio ci ha messi al corrente che per il venerdì successivo era necessario preparare 120 grandi "borse" (buste di plastica) di indumenti, arrivati con il nostro container, da consegnare ai catechisti che avrebbero partecipato a delle riunioni preparatorie alla Settimana Santa. Sabato saremmo dovuti andare a Rio Durce - una località a parecchio distante da Dolores - ma il nostro buon amico Romeo, che ci avrebbe dovuti accompagnare, “està enfiermo con la gripe” (è influenzato). Per il pomeriggio P. Ottavio ci propone una gitarella a Machaqillà (Maciaquilla) aldea vicina a Dolores sulla strada per Poptun. Dopo mangiato alle due in punto (P: Ottavio è molto puntuale) il nostro Padre ci viene a prendere in pantaloni corti e maglietta sportiva: sulla palangana ha caricato bambini e donne ai quali ha promesso una visita al fiume per bagnarsi.

Fa veramente caldo, la luminosità del sole è accecante, ma la visione che si presenta al nostro arrivo non ci fa lontanamente desiderare di mettere i piedi a bagno nel fiume. Subito i maschi si spogliano delle magliette e delle scarpe (chi le ha !!!! - il nostro amico Toby ad esempio, quello che gli anni scorsi raccoglieva le lattine da rivendere, continua ad andare per il paese scalzo) e si buttano nel fiume largo non più di sei metri e poco profondo (al massimo l’acqua arriva al petto di P. Ottavio). Anche le donne si bagnano con i bambini più piccoli ed i neonati, ma completamente vestite così come sono arrivate dal paese. La “battigia” del fiume è un ammasso di fango melmoso, vegetazione in putrefazione ed immondezza, anche se lungo i crinali (???) il verde degli alberi e i raggi del sole filtrati attraverso i rami la fanno da padrone. Veniamo invitati dai bambini e da P. Ottavio a bagnarci, e appaiono delusi perché non ci siamo attrezzati (anche se Franca ed io potremmo fare il bagno vestite così come siamo) ma un nostro “No, nooooooooooo gracias” fa scoppiate tutti in una sonora risata. P: Ottavio fa fare i tuffi ai bambini più grandicelli ed anche lui approfitta dell’acqua fresca per avere un po’ di refrigerio. Dopo una “cerveza” (birra) ai grandi ed una tortilla offerta a ciascun bambino torniamo a casa.
Alla sera viene a casa nostra Claribel, alla quale avevo promesso la pizza. Mano alla ricetta che mi ha scritto mio figlio Carlo prima di partire, predisponiamo gli ingredienti e li assembliamo. Non è ricchissima, ma al supermercato di Poptun abbiamo trovato una busta di formaggio “per pizza”. Meglio quello che nulla. La inforniamo e la tiriamo fuori circa un quarto d’ora dopo. Poiché è molto tardi, Claribel torna a casa promettendoci di farla assaggiare anche ai suoi fratelli.
La domenica mattina la trascorriamo in attesa dell’arrivo di Dona Alba e le sue figlie; anche loro non si smentiscono: le aspettavamo per le 13,15 sono arrivate alle 14,00. Con noi a pranzo c’era anche Mixi che avevamo trovato alla Messa e che ci aveva presentato sua nonna. Mixi è la ragazza di Dolores che un gruppo di 10 persone italiane sta aiutando a studiare. Vi racconto un po’ la sua storia. Questa giovane di 20 anni è stata abbandonata dalla mamma quando era piccolina ed è stata allevata dalla nonna paterna. Il padre vive con loro, era cattolico, è ammalato di tumore allo stomaco. I fratelli di lui sono evangelici e gli hanno promesso che se anche lui lo diventa potrà guarire grazie alle loro preghiere di intercessione. Ora questo babbo vorrebbe che anche la figlia “intercedesse” per lui e diventasse evangelica. Mixi lotta strenuamente, difesa anche dalla nonna, ma il padre non parla più con lei e nemmeno la saluta. Inoltre la ragazza si è anche messa a lavorare per rendersi indipendente, ma il datore di lavoro precedente le ha fatto delle avances un po’ pesanti e lei ha dovuto lasciare quel lavoro. Ora ne ha trovato un altro: lavora come segretaria dalle 8,00 e termina alle 17,30 con un’ora di intervallo per pranzo per la notevole cifra mensile di ben 1.500 quetzales (meno di 150 euri) dal lunedì al sabato. Il sabato è l’unico giorno in cui lei può andare all’università, ma non potendoci andare, è costretta ad andare 2 volte per settimana - di notte - a lezione privata pagando una persona per riportarla a casa. Da tenere presente che questo professore, amico di famiglia, non si fa pagare e questo fatto ci ha messi in apprensione: non è che il buon samaritano a lungo andare può diventare il lupo mannaro??? Tutte queste cose - che conoscevamo in parte e solo via e-mail - ci sono state raccontate di persona da Mixi. La ragazza si è confidata con noi: piangendo a dirotto e vergognandosi per la sua situazione ci ha detto di essere sola, nonostante la nonna le voglia molto bene, ma soffre molto per il rapporto con il padre. Con P. Ottavio le abbiamo suggerito di trovarsi un altro lavoro dal lunedì al venerdì e che quello che non avesse guadagnato non lavorando il sabato le sarebbe stato riconosciuto in altra forma. Addirittura le abbiamo detto di mollare il lavoro, ma per lei moralmente questo la rende “indipendente” e ci tiene molto. E’ una ragazza molto timida che però sta studiando con buoni risultati (P. Ottavio ci ha confermato che la scuola sta procedendo bene). Noi ci sentiamo di aiutarla e cerchiamo di incoraggiarla nel conseguimento di ciò che lei desidera.
Il lunedì abbiamo trascorso tutta la mattina alla scuola di P. Giorgio: nelle 4 classi però mancavano più della metà degli studenti….. Scopriamo che sono “in giro “ per il paese; comunque con chi è presente intavoliamo conversazioni, cercando di coinvolgere i ragazzi che si vergognano di esprimersi in italiano e si sentono “sotto osservazione”.

Chiariamo subito che la nostra presenza nella scuola vuole essere unicamente uno scambio di idee con loro in italiano e che devono stare tranquilli perché la collaborazione loro e nostra avrà come risultato solo una maggiore comprensione della nostra lingua. Si rilassano, ma c’è comunque bisogno di far notare che non si parla con le mani in tasca... (per loro è un’abitudine). Piccole cose che apprezzano. Avvertiamo comunque P. Giorgio dell’assenza dalle lezioni dei ragazzi. Il nostro Padre fa circolare una nota: se la cosa dovesse ripetersi, saranno presi dei provvedimenti sui “crediti” a loro favore… Uomo avvisato, mezzo salvato…

   

Martedì siamo andati a Flores, prima dalle Suore Domenicane e al loro centro medico poi a pranzo da P. Mario: la nostra conoscenza cominciata con lui un anno fa conferma che è proprio un Vescovo speciale e straordinario !!! Non so quanti nostri Vescovi ci accoglierebbero in maglietta e panno da cucina sulla spalla pronto per servirci un abbondante piatto di spaghetti condito con un sugo “poderoso” preparato da lui medesimo!!! Con lui ci troviamo in famiglia e questo ci rende ancora più vicini a questi uomini ed alla realtà che stanno vivendo perché sono al nostro livello, sono umani…
Mentre ascoltiamo un concerto registrato, P. Ottavio sparisce: scopriremo poi che ha avuto problemi di pancia e di intestino, cominciati, ma lo ha nascosto, da un paio di giorni.

L’indomani mercoledì con P. Giorgio andiamo a prendere P. Alberto che arriva all’aeroporto di Flores; lungo il tragitto P. Giorgio ci informa che P. Ottavio è stato male tutta la notte e la mattina è stato accompagnato da Gigi all’ospedale di Poptùn per una forte disidratazione. Nel corso della mattinata le telefonate a P. Ottavio si susseguono fino ad avere notizia, intorno alle 11,00 che è tornato a casa dopo essere stato sottoposto a flebo reidratanti. Insomma le preoccupazioni per il nostro caro Padre non finiscono mai: ci auguriamo che l’arrivo di P. Alberto dia serenità e fiducia a tutti quanti e che P. Ottavio si sottoponga a visite mirate per risolvere tutti i suoi problemi.

       

Tutti i pomeriggi cominciamo a fare i pacchi da consegnare ai catechisti che torneranno alle aldee venerdì 26 marzo. Dobbiamo aprire le scatole che sono arrivate dall’Italia con gli indumenti e riempire 120 grandi buste contenenti abbigliamento da uomo, donna, giovane e bambino.

All’ingresso della casa il caos regna sovrano: abbigliamento leggero si mescola con quello pesante, mutande, calze, sciarpe, troviamo reggiseni (ma li lasciamo da parte, provvederanno direttamente le suore). Pensiamo a come il paziente e faticoso lavoro di scelta, smistamento ed inscatolamento svolto in tanti mesi dagli Amici di Selargius sia stato smontato in pochi giorni. Pensiamo anche - visti i tempi ristretti e la mancanza di spazio - come poter ulteriormente migliorare il lavoro svolto e rimandiamo i nostri pensieri a quando saremo nuovamente a casa e potremo confrontarci direttamente con i nostri Amici. Piano piano, aiutati anche da Mixi e Claribel che vengono all’uscita del loro lavoro, predisponiamo i bustoni, non sapendo a chi toccheranno e sperando di distribuire bene tutto il materiale. Tutte le buste ben allineate e “appillate” sono sotto la champa. Terminato il lavoro ci sono ancora tante scatole, ma ci penseranno le Suore a distribuirle. Ciao Amici, grazie per i pensierini che ci scrivete, vi sentiamo molto vicini. Continueremo prossimamente con la nostra avventura, sperando di non avervi annoiati, anzi con il pensiero che magari una scintilla vi faccia venire la voglia di compartire questa esperienza: credeteci, solo vedendo… va benissimo che facciate S. Tommaso….
Baci affettuosissimi a tutti.
Rita y Franca

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