1-2-3 dicembre 2004
Missioni

1 Dicembre 2004 Mercoledì

È sempre una cosa triste prepararsi a lasciare un posto dove si è trascorso momenti bellissimi, dove si è ritrovata la motivazione per lavorare meglio e con maggiore dedizione nelle cose del Signore, dove si sono cominciate amicizie che sembrano promettere bene, dove…  Ma devo fare le valige. Questa notte partirò per la Capitale con il padre Giorgio.
Durante il giorno, torno a rivedere i luoghi di questo mio mese guatemalteco e incontro varie persone: chissà quando e se pure le rivedrò.
Alla sera andiamo a Poptùn per prendere la corriera per Città del Guatemala. Vengono con noi anche alcuni ragazzi del Centro Educativo perché vogliono salutarmi. C’è anche Carlos, ma lui verrà con noi perché deve sbrigare pratiche per la sua patente di guida e così starà con noi in città.
La corriera che avevamo prenotato con tanto scrupolo non viene: non passa proprio, l’hanno mandata a fare un’altra corsa! Cose guatemalteche! Dopo qualche ora di attesa, alle 23.30 arriva un’altra corriera e rischiamo di stare a terra perché è completa. Ci imbarcano perché ci vedono decisi nella protesta e così: adiòs Dolores, adiòs Octavio, adiòs a tutti con una grande voglia di restare e con propositi di tornare.

2 Dicembre 2004 Giovedì

Dopo una intera notte passata in viaggio rigirandomi sulla poltrona del pulmann, finalmente arrivo a Città del Guatemala o, come dicono qui, alla Capitale.
Andiamo subito al convento domenicano del Perpetuo Soccorro dove veniamo accolti con molta gentilezza e il padre Alfonso, che ci riceve, ci mette subito a nostro agio e ci dà le stanze dove abiteremo per questi due giorni.
Dopo colazione partiamo per Antigua, l’antica capitale abbandonata per via di terremoti che l’hanno semidistrutta.
Il viaggio è su un pulmann di linea un poco sgangherato dove si viaggia molto allo stretto. Vicino a me siede e sonnecchia un signore indio. I passeggeri salgono e scendono durante tutto il percorso e alla fine, dopo un’ora arriviamo a destinazione.
Voglio offrire un caffé al p. Giorgio ed a Carlos, ma frugatomi in tasca non trovo più il portafoglio: sparito. Torniamo alla stazione del Bus ma non troviamo niente e allora andiamo alla polizia per fare la denuncia. Mi sembra di essere in un film ambientato in america latina, ma purtroppo sono nella realtà. Con il portafoglio sono spariti un po’ di soldi, la carta di credito, la patente e la carta d’identità. Ho con me il passaporto che conservavo in altro posto. La gita ad Antigua è rovinata!

Proviamo a visitare qualcosa dei vecchi edifici restaurati, in particolare la chiesa francescana dove è sepolto santo Hemano Pedro che qui ha moltissimi devoti. Ci fermiamo a pregare e poi si torna indietro visitando ciò che si trova lungo la nostra strada.
Torniamo in convento, dopo pranzo provo a recuperare un po’ di sonno perso nella notte di viaggio.
Quando la siesta è terminata, visito la nostra chiesa. È una chiesa moderna in mattoni e con una struttura in ferro per il tetto. Il sacrista si accorge di me e mi accende tutto, come si fa per le grandi solennità e così posso fare foto e riprese con la telecamera. Mi colpiscono in particolare le statue di san Domenico e di san Martino de Porres e poi, sulla parete sinistra, vicino all’altare, noto una riproduzione della Vergine di Guadalupa a grandezza naturale. È stata fatta con il laser e così è un’immagine fedele, certificata dal cardinale della Città del Messico.
L’altare è addobbato con stelle di natale bianche, gialle, blu e, naturalmente rosse e da altre belle composizioni floreali. Chiedo perché e mi dicono che più tardi ci sarà la messa di ringraziamento per una ragazza che ha compiuto 16 anni. Concelebro anch’io, quando è l’ora e così scopro una nuova usanza: festeggiare quando la ragazza diventa donna.

3 Dicembre 2004 Venerdì

Dopo la messa, usciamo a visitare la città e a dare la possibilità a Carlos di fare i suoi documenti.
La cosa che subito mi colpisce è una guardia armata di tutto punto alla porta del nostro convento. È lì perchè pagata dai padri per garantire la sicurezza.
La città è bella con edifici solenni, ma anche qui, dappertutto guardie armate e porte e finestre in ferro, ben chiuse.
Visitiamo la cattedrale, imponente edificio neoclassico baroccheggiante e poi andiamo al mercatino dei tipicos lì vicino. Acquisto qualche regalo per gli amici e poi si punta sulla chiesa di san Domenico.
La chiesa di san Domenico con a fianco l’omonimo convento, mi sembra enorme. Davanti la chiesa c’è una bella piazza con due monumenti: uno a Fra Bartolomé Las Casas, nell’atto di predicare e con ai piedi un indio e l'altro, sul lato oppoeto della piazza, a un vescovo benemerito.
Entro in chiesa: è enorme. Qui c’è tutto il paradiso domenicano: statue e pitture dei santi del nostro Ordine e sull’altare maggiore, lassù molto in alto, la Madonna.
Andiamo al convento per salutare i frati che ci accolgono molto amabilmente ed il padre priore con il padre Bernardino Rodriguez, del quale poc’anzi avevo acquistato un volumetto sul Rosario al botteghino del convento, ci accompagnano a visitare la Chiesa e ce la illustrano. Ci fanno salire fino al piano della Madonna sull’altare maggiore: è la Madonna del Rosario e ci dicono che per tutto il mese di ottobre la chiesa si riempie mattina e sera di devoti del Rosario di Maria. La statua è bella ed è vestita sfarzosamente. Il vestito lo cambiano in occasione di feste o di ricorrenze particolari ed è sempre magnifico e coloratissimo. Trovo quadri enormi e famosi, come quello di san Tommaso e siccome vedo San Domenico con un baculo che sembra un pastorale, ma termina con una croce a due bracci orizzontali, chiedo che cosa significhi. Mi rispondono che quello non è il baculo vescovile ma quello patriarcale. Così ora ho capito anche il significato del baculo della statua di san Domenico che è nella sua chiesa di san Domenico a Iglesias.
Dopo il pranzo, consumato in un ristorante nei dintorni della cattedrale, prendiamo un bus per andare dalle suore di san Sisto.
Le suore stanno in periferia, in una zona a grosso rischio sicurezza. Dopo un bel po’ di strada si arriva al quartiere. Incontriamo una ronda di militari e noto che molte case sono circondate da un alto muro e qualcuna, tra cui anche quella delle suore, ha sopra il muro un filo spinato percorso dall’elettricità.
Le suore stanno facendo il ritiro spirituale e la madre vicaria dell’america latina, madre Gabriella ci accoglie nel suo studio. È molto anziana (ha quasi 90 anni) ma è molto lucida ed ha lo spirito dell’organizzazione, oserei dire del comando. Mi dà una videocassetta per la sua nipote a Selargius e poi, con un tassi rientriamo al nostro convento del Perpetuo soccorso.
Domattina il padre Alfonso mi accompagnerà all’aeroporto da dove, con la compagnia aerea Taca partirò per Città del Messico.

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