Inseguo Un Sogno
Riflessioni

Inseguire un sogno

Quante volte mi è capitato di inseguire un sogno! Chissà, forse questa è proprio la molla che mi spinge ad agire. Mi capita di sognare. Quando poi mi sveglio non so se ho sognato o se le cose pensate o viste erano reali. Mi capita di sognare e al risveglio mi dico che era solo un sogno. Sogno anche ad occhi aperti.

Quando sognare diventa sinonimo di progettare, allora mi piace sognare in grande. Sono convinto che un progetto si possa ridimensionare, che debba essere adeguato alle reali possibilità di realizzazione ed esigenze; se però progetto in piccolo e poi ridimensiono, rischio che non rimanga più nulla. Ossia rimane l'immobilità che è peggio del nulla.

Quando comincia la vecchiaia? Il nostro corpo invecchia: è un dato di fatto. Il calendario sfoglia i suoi giorni inesorabilmente e la nostra età cresce, anche questo è un dato di fatto.

Sento spesso dire che si è giovani nello spirito non importa l'età. Sento questa frase soprattutto da quelli che hanno indossato le ciabatte, stanno ore e ore alla televisione e quando parlano con gli altri raccontano sempre il passato: sembra che la vita abbia solo un passato. E allora che significa essere giovane di spirito? Sono certo che significa puntare al futuro, progettare... sognare appunto. Credo che questo progettare, sognare, sia la prerogativa di chi è giovane: quando uno sogna e progetta è sempre giovane, non importa l'età e qualche volta neppure gli acciacchi e la malattia.

Quando mi alzo la mattina, e vedo splendere il sole, sento la pioggia che cade violenta, il vento che fischia, gli alberi che si agitano, oppure la brezza che mi rifresca e mi dà sollievo, le nuvole che giocano nel cielo, l’acqua del ruscello che canta scorrendo tra le pietre, i volti dei miei amici e tutta la realtà che mi circonda, non posso fare a meno di ringraziare il Signore che mi mette in condizione di vivere questa realtà. Il giorno è cominciato perché io lo viva: è un giorno della mia vita, lo devo caratterizzare: è il mio giorno. Che cosa si aspetta oggi il Signore da me? Di quali impegni si carica la mia responsabilità di esistere? Le persone che la provvidenza mi farà incontrare oggi, troveranno una persona che infonde speranza o una che parla di glorie passate? Se io sono vivo è perché Dio ritiene che anche oggi devo essere la sua presenza in mezzo ai fratelli. È un compito impegnativo, questo lo so bene. È un compito che non prevede ciabatte e televisioni: il dinamismo è la sua caratteristica: dinamismo non solo fisico ma soprattutto spirituale. Dio crea, non ha mai smesso di creare, crea l’oggi, anche questo oggi, e nella creazione di quest’oggi l'aiuto anche io…

Anche oggi mi trovo davanti una strada, con tutte le caratteristiche che una strada ha: meta da raggiungere, curve, dossi, buche, traffico, incontri, bivi,... tutto quello che ho davanti è da percorrere, quello che è dietro di me è già percorso. Mi devo organizzare per la parte da percorrere, quella già percorsa non ha più bisogno che io mi organizzi: è già percorsa, infatti! Se il giorno che vivo oggi lo vivrò come una fotocopia di ieri, che senso ha che lo viva?

Mi rimane solo il futuro da vivere: non ne conosco la durata, non conosco le sue qualità (legate alla salute, al censo, alla conoscenza, al potere... e a tante circostanze che possano in qualche modo condizionarlo), so però che esiste e che Dio me l'ha messo nelle mani perché lo spenda al meglio. In quest’ottica niente è più deleterio del “si è fatto sempre così” perché esprime il voler non crescere, lasciare tutto sempre immobile, uguale: congelare il tempo e soprattutto le idee. Se non cresco sono morto.

Dio ha un suo sogno nei miei confronti…

Il sorriso di Dio

Fra Alberto Fazzini, O.P