Respirare l'umanità
Riflessioni

Respirare albe e tramonti, deserti e città, mari, montagne e steppe.

Respirare l’umanità

Da quando mi ha creato, prima come uomo - al momento della creazione del genere umano -, e ora come persona vivente in questo tempo e in questo luogo, mi ha soffiato nelle narici la sua vita. Io sono il soffio di Dio. Le persone, le circostanze, i luoghi dove la provvidenza mi porta devono essere caratterizzati da questa presenza dello Spirito Santo che abita in me, che vive in me. Devo portare la vita, perché lo Spirito dà la vita, devo essere una presenza viva, una presenza di vita: la sua presenza: “Io sono la vita”.

Devo sforzarmi di respirare all'unisono con Dio, respirare le sue albe piene di luce che si diffonde dappertutto, che colora il mondo, e lo fa vivere. L'alba è la certezza di Dio e la speranza dell'uomo. Dio mi mette in mano un nuovo giorno tutto da inventare, tutto da realizzare: un giorno tutto mio, da vivere con il respiro di Dio. Un respiro ampio, un respiro che abbraccia il mondo intero, un respiro che sveglia la natura, un respiro che si riempie di luce e di colore. L'alba è il respiro colorato di Dio.

Tutta la creazione è il respiro grande di Dio: il deserto, la città, le montagne e le valli, le steppe e i boschi, l’alba e il tramonto. Ma l’umanità ha avuto il respiro di Dio soffiato nelle sue narici e da inerte argilla divenne un “essere vivente”.

Le persone che incontro per la strada, quelle che il mio apostolato mi fa avvicinare, le persone che mi camminano al fianco anonime ed indifferenti, sono il respiro di Dio, la Sua vita.

Non sempre siamo coscienti di questo ed a volte è anche difficile trovare la vita di Dio in situazioni di tensione, di estrema necessità, in situazioni nelle quali l’uomo diventa il carnefice (nella più larga accezione del termine) di suo fratello. Trovare la vita i Dio nel lezzo, nel puzzo delle bidonville, nella presenza di malattie incurabili, nella fame che ogni giorno attanaglia tanta parte della nostra misera umanità, nei barconi della disperazione degli immigrati, nella costruzione di imperi economici realizzati nello sfruttamento dei poveri.

Dio mi ha chiamato perché diventi la sua presenza in mezzo agli uomini, la colomba che dice a tutti che il diluvio è finito…

Quando questi pensieri mi assalgono, mi sento piccolo piccolo, incapace di una realizzazione credibile della vita di Dio. So però di non essere solo: tanti fratelli e sorelle spendono la loro vita perché si accenda una luce, anche piccola, nella vita degli uomini e, soprattutto, so di poter contare su di Lui che ha promesso di esser con noi fino alla fine del mondo. Ed allora so che tutto posso in Colui che mi dà la forza.

Fra Alberto Fazzini, O.P.